lunedì 25 marzo 2013

Il circo del diavolo

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Le storie che si raccontavano da ubriachi – pirotecniche, come veri e propri spettacoli – non obbedivano alle leggi inutili e tediose dell’attendibilità.

Era più facile raccontare la verità se la si travestiva da finzione.

Rudy guardò Henry, i suoi occhi verdi luminosi e tristi, e capì che non avrebbe potuto fare nulla per salvarlo. Ma anche dopo essersene reso conto, sapeva che non avrebbe smesso di provarci, perché erano amici, e quando si è amici il minimo che si può fare è questo: provarci.

Solo, con il resto del mondo a ricordarti chi eri, non eri che uno dei tanti

“Le carte hanno una loro storia, lo sapevi? Non ne sono certo, ma credo che il re rappresenti qualcuno.”
Henry non riuscì a trattenersi e disse tutto d’un fiato: “Il re di cuori rappresenta Carlo magno, il re di quadri è Giulio Cesare, il re di fiori è Alessandro il Grande e il re di picchè è Davide, un personaggio della Bibbia.”

Le cose belle si trovano nelle piccole scatole.

“È così che si fa amicizia con gli animali”, disse Hannah. “Trattandoli con amore.” Fece una pausa pensando a quanto aveva detto. “Lo stesso vale per le persone, credo. Se sei carino con loro, loro saranno carine con te.”

La vita è triste, ma le vere tragedie colpiscono solo pochi e perseguitano il resto di noi per sempre.

L’unica differenza tra un eroe reale e un eroe tragico è che l’eroe tragico sopravvive alle sue perdite.

Non è il numero di perdite che conta, ma la loro gravità.

Pensai dovesse avere i suoi stessi capelli biondi e gli occhi azzurri, la stessa luminosità, così radiosa che per dormirle accanto bisognava girarsi di spalle.

Sarebbe bello se dentro di noi ci fosse una lampadina che si accende automaticamente quando qualcuno si innamora di noi. Sarebbe bello se l’amore venisse sempre corrisposto.

Le luci si accenderanno e ti ritroverai davanti al pubblico, e ogni singola persona ti guarderà con due occhi, credimi: uno che vuole vederti trionfare, l’altro che vuole vederti crollare e fallire. In questo mondo non hai molte occasioni per sbagliare.

“L’amore”, ripeté Henry, facendo un passo verso Marianne, che non sembrava neppure accorgersi della sua presenza. “Se solo sapessimo come funziona. Perché senza dubbio è un trucco, un’illusione. Può qualcosa di così meravigliosamente potente, misterioso e ingannevole essere anche reale?”

Il fatto era che aveva bevuto quasi troppo. Non gli capitava mai di bere troppo, ma gli capitava spesso di bere quasi troppo, e questa era una di quelle occasioni. Era leggermente stordito, un paio di secondi in ritardo rispetto al mondo.

Capire cosa ci è successo è un conto; capire perché è successo è tutta un’altra cosa.

I miei genitori erano preoccupati per me e io ero preoccupato per loro. Capii, grazie a loro e a quasi tutti gli adulti che conoscevo, che quando un ragazzo diventa uomo la ricerca della verità, nella maggior parte dei casi, si concludeva.

Sono un tipo curioso, ho sempre voglia di imparare. Cerco di capire le cose. La verità ti dà un senso di libertà. È come una cosa positiva, anche quando quello che scopri non è bello.

Non ne ero tanto sicuro, ma se dici le cose con la giusta convinzione la gente tende a credere a tutto. Cominci a crederci persino tu.

A volte, da qualche parte, per ragioni che non immagineresti e crederesti mai, qualcuno è felice.

Il dolore era arrivato a un livello tale da trasformarsi chissà come in una forma di piacere intorpidito.

Le persone vivono nel mondo come se il mondo fosse un posto in cui vivere. Come se fosse fatto per loro. E la cosa più straordinaria fu che Henry lo capì in quel momento – il mondo era fatto per loro. Per lui, per tutti noi. È per questo che il mondo esiste. Buon Dio. Perché ci aveva messo così tanto a capirlo? Che questa vita, questo mondo, era qualcosa di cui anche lui poteva far parte?

Daniel Wallace

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