lunedì 16 dicembre 2013

Istruzioni per l'odio

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Mi vergogno, io non guardo telenovelas o reality, però ci sono cascato lo stesso. Ci sono cascato, e aspettando la sua caduta, sua di Berlusconi, sono caduto io.

“Cosa gli faccio fare?” pensa lo scrittore, e poi rincula e pensa di scrivere di uno che pensa di scrivere perché sa, avendoci pensato a lungo, che oggi onestamente è impossibile pensare e poi scrivere ma è possibile pensare di scrivere e con un po’ di fortuna scriverne.

Mi turba tantissimo l’idea che delle scelte casuali possano influire sul mio destino più delle scelte fatte in piena coscienza.

Quindi, dopo una settimana di serie riflessioni, riuscisti a riassumere le tue nuove conoscenze con l’idea che in fin dei conti non c’era molta differenza tra acquistare un’azione e scommettere sulle partite di calcio. Le assicurazioni in sostanza scommettono tutti i giorni con i soldi che noi gli diamo, e se vincono ci restituiscono i soldi che gli abbiamo dato e se perdono le cose si mettono che c’è la crisi economica. Così chiedono aiuto allo Stato, lo Stato dice che lo Stato siamo noi e per farla breve tramite tasse e tagli vari ai servizi sociali finisce che noi restituiamo a noi stessi i nostri soldi che altri hanno sputtanato in scommesse.

Tendiamo spesso a pensare che sono i grandi shock, le grandi scelte, le giornate speciali quelle che in un attimo ti cambiano la vita, ma non è così.

Penso ai soldati, ai nonni, i bisnonni che il secolo scorso combattevano le guerre e io in confronto sono una merda. Pensi che quelli morivano come fosse niente, noi invece viviamo come se fossimo niente, ma un pensiero troppo complicato.

Avverti un senso inesprimibile di solitudine che non genera tristezza. Si tratta di abitudine alla tristezza. Ti sei immunizzato alla tristezza, così la tristezza è come se fosse privata del dolore e non si dà sintomi, si va a nascondere e si perde. Sai di essere triste ma non sai con cosa prendertela, non hai dolori scaturiti da qualcosa, hai solo mancanze, le mancanze delle cose che non hai.

“Mi ami ancora?”
“No.”
“Io sì” le rispondi e piangete insieme a dirotto. Almeno te sai che è vero, la ami, ma di lei non sa più dire. Anche lei piange ma non piange perché ti ama, piange perché non ti ama ma vorrebbe amarti e non riesce.

Simone Montella

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