lunedì 20 gennaio 2014

Ogni storia d'amore è una storia di fantasmi

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Ma a differenza dei compagni, che avevano successo con le ragazze, Wallace, in preda alla frustrazione, cercava di affrontare il complesso problema dell’attrazione fisica così come affrontava la traiettoria di un colpo sul campo da tennis: “Come si fa a caprie che è il momento di invitare una ragazza a uscire?” “Come si fa a capire quando la si può baciare?” i compagni gli consigliavano di non pensarci troppo. L’avrebbe intuito.

Nella logica si può avere o ragione o torto, e tutto ciò che può impedirti di avere ragione – fiacchezza, superficialità nel ragionamento – può essere superato con una spiccata capacità di concentrazione.

Barthelme non raccontava storie, ma tentava di incrinare la superficie dell’illusione letteraria per mettere a nudo i meccanismi.

Per McLagan il suicidio rappresentava l’uscita di scena ottimale – forse addirittura necessaria – per l’artista sensibile. Wallace, pur soffrendo di un malessere più profondo di quanto non sospettasse l’amico, non ne era altrettanto sicuro. Il suicidio gli pareva una scappatoia, piuttosto che una soluzione. Conosceva troppo bene la depressione per trovarla seducente.

Uno dei sintomi più terribili della depressione maggiore è l’impossibilità di fare qualcosa, o di non fare nulla.

Wallace aveva la sensazione, giustificata o meno, che qualcuno di cui si fidava lo stesse tradendo. Sia la madre sia Susan erano insomma responsabili del crimine di ridefinire la sua realtà

La donna deve prendere coscienza del fatto che la definizione di un comportamento degno di stima o accettabile è cambiata. Le persone colte e sensibili non suscitano più interesse, la nostra ammirazione va a chi esibisce la propria ignoranza e grettezza.

Wallace stava compiendo il passo decisivo: universalizzare le proprie nevrosi.

Proveniva da una famiglia di scettici, diceva che i suoi genitori si erano rifiutati di portare lui e la sorella in chiesa per evitare che la loro capacità di ragionamento venisse contaminata: i credenti avevano poco da invidiare ai creduloni.

Le novità della produzione narrativa contemporanea non lo interessavano granché, e i pochi libri che valevano la pena di essere letti, valevano anche la pena di essere scritti, dunque Wallace si struggeva di non averlo fatto di persona.

L’alcolista veniva definito come un forte bevitore che non riconosceva di essere alcolista, dunque credere di non essere un alcolista costituiva un sintomo della dipendenza, che tu fossi alcolista o meno.

L’angoscia, scrisse, aveva molteplici cause, dalla paura del successo alla paura del fallimento. E le paure più ordinarie celavano inoltre il timore di essere a sua volta ordinario.

Non c’era motivo di credere che fotografare una condizione disperata  equivalesse a indicare una via d’uscita, anzi, l’operazione rischiava di rendere l’imprigionamento più gradevole.

Se le parole sono tutto ciò che abbiamo, sono dio e il mondo, allora dobbiamo trattarle con attenzione e rigore: dobbiamo venerarle.

Se il cuore fremeva, a chi importava cosa faceva la testa?

Gli chiesero espressamente un pezzo contraddistinto della sua voce narrante ormai peculiare, quel tono da genio sensibile e sincero col freno a mano tirato.

“Ti dirò che mi ero ripromesso di non guardarmi mai allo specchio durante quella festa, - spiegò poi in un’intervista, - perché sapevo che c’era tanta altra gente che mi stava guardando, e se mi fossi messo a pensare al mio aspetto fisico, sarei diventato pazzo.”

Il suo tentativo di condannare la seduzione si era dimostrato molto seducente.

Cerco sempre di ricordarmi di quanto sono fortunato di poter scrivere, e due volte, tre volte più fortunato perché tutti gli altri sembrano voler leggere quello che scrivo, per non dire della pubblicazione. Non sono una pollyanna: questa storia di tenersi su di morale è una faticaccia, e spesso non mi c’impegno abbastanza. Ma ci provo. […] La vita è bella.”

Come scrivere della noia senza risultare tediosi?

“Come fai a non esaurirti e a non sentirti l’ennesimo spacciatore di cose già dette?” “È come ascoltare una trascrizione della mia mente”, appuntò Wallace in calce alla lettera di risposta, in cui spiegava: “Sostanzialmente: mi identifico. Non ho risposte. So che mi viene più facile quando accetto quanto sono piccolo, e quanto è trascurabile il mio contributi in termini % al tutto. Ma nel > 60% del tempo non lo accetto/non posso accettarlo. Chissà perché.”

Non è difficile avere successo ubbidendo alle convenzioni; ciò che è difficile è dimostrarsi consapevoli della vita mentre la si vive.

D. T. Max

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