mercoledì 5 novembre 2014

X-Men: Giorni di un futuro passato o delle difficoltà nella trasposizione cinematografica di un’opera Marvel


Una delle critiche più frequenti del pubblico degli appassionati di fumetti, nei confronti delle trasposizioni cinematografiche di narrazioni provenienti dai comics, è la mancata aderenza alla trama originale. Non fa eccezione la sceneggiatura di X-Men: Giorni di un futuro passato (X-Men: Days of Future Past, 2014, Bryan Singer), tratta dal breve ciclo narrativo omonimo ideato da Chris Claremont e pubblicato da Marvel Comics sulle pagine delle collane «X-Men» e «The Uncanny X-Men», fra gennaio e febbraio del 1981.
È indubbio che della storia di Claremont sia rimasto solo il soggetto: in una distopia futura il mondo è dominato dalle Sentinelle, biodroidi programmati per sterminare i mutanti, e in grado di riconoscere le alterazioni del genoma umano. L’umanità intera è sotto scacco: le Sentinelle attaccano anche gli umani, perché le anomalie genomiche si sono diffuse nella stragrande maggioranza della popolazione e l’unica speranza è costituita dagli X-Men, che devono modificare il passato per alterare e salvare il presente. Tutto il resto è stato cambiato (qui un’interessante lista di differenze). Nella versione a fumetti Kitty Pryde (Shadowcat), la mutante col potere di diventare immateriale, deve salvare il senatore Robert Kelly nel passato, mentre nel film di Singer è Wolverine che deve  modificare gli eventi, impedendo che Mystica uccida lo scienziato Bolivar Trask. Nel mondo Marvel, Trask è un antropologo: è lui a creare le prime Sentinelle, ma non compare affatto nell’arco narrativo di Giorni da un futuro passato. Anche il design delle Sentinelle è profondamente modificato: nei comics somigliano a dei Galactus in miniatura (con un diverso copricapo), mentre nel film sono più simili ai cylon di Battlestar Galactica o al modello T70 del ciclo Terminator.
Ma perché le due storie sono tanto diverse? Per rispondere è necessario esaminare il contesto narrativo e il materiale a disposizione degli sceneggiatori che si cimentano in un adattamento cinematografico di una storia a fumetti della Casa delle idee. Il multiverso Marvel è un intreccio di una complessità probabilmente senza precedenti nella storia dell’umanità – superiore per quantità di materiale alla mitologia norrena o a quella greca – nel quale coesistono supereroi, mutanti, divinità, entità cosmiche, alieni, abitanti di Atlantide, non umani, ed è incredibilmente difficile approfondirne ogni aspetto, ed essere a conoscenza di tutto ciò che è accaduto dalla Silver Age a oggi. Una moltitudine di collane editoriali, che seguono le vicende di uno o più protagonisti, di crossover e team-up – storie nelle quali si incrociano le vicende dei protagonisti delle singole collane – di cicli e saghe (per non parlare dei reboot: azzeramenti e ripartenze) si sono sovrapposti e mischiati indefinitamente negli ultimi decenni. Nel tempo gli autori Marvel hanno creato e codificato svariati piani di esistenza (Terra-616 è quello principale): universi alternativi, nel presente, ma anche nel futuro e nel passato nei quali alcune vicende di importanza determinante hanno avuto sviluppi diversi (per un approfondimento).
Esiste una Terra (Terra-597) dove i nazisti hanno vinto la seconda Guerra mondiale, e c’è un altro mondo (Terra-12591) nel quale a dominare sono sempre i nazisti, ma, in questo caso, zombi. Su Terra Larval (8311) non esistono umani, ma solo animali antropomorfi, e al posto di Spider-Man c’è Spider-Ham, maialino con superpoteri. E, ovviamente, esiste anche la sua versione zombi, su Terra-7044. In particolare le vicende di Giorni di un futuro passato si svolgono su Terra-811, ma questa realtà (futura) alternativa non è l’unica coinvolta dalle vicende della narrazione.
Avendo in mente la quantità di materiale mitico prodotta da Marvel, comincia a essere evidente la complessità dell’operazione di ricodifica cinematografica di una trama nella quale futuro, passato e presente si mischiano fra loro e con centinaia di altre storie successive. Come sarà Wolverine, nel mondo futuro di Terra-811? Esattamente simile a come viene descritto nell’arco narrativo creato nel 1981 da Claremont, o invece è necessario tener conto di tutto quanto è accaduto – in diversi piani di esistenza, peraltro – negli anni e nelle narrazioni successive di altri autori della Casa delle idee? Stessa discorso per le Sentinelle, un artificio narrativo che compare spesso nelle vicende degli X-Men: sono la risposta tecnologica degli uomini alla paura che i mutanti generano, l’arma principe che l’umanità, priva degli incredibili poteri di Magneto o di Tempesta, ha a disposizione per combattere i mutanti. Le Sentinelle sono un’idea di Stan Lee, sono apparse per la prima volta nel 1965 e quindi sono precedenti allo stesso Wolverine, e alla maggior parte degli X-Men. Ce ne sono una decina di versioni differenti. Quale di queste versioni è corretto impiegare nella trasposizione cinematografica? Considerando la timeline complessiva Marvel come dovrebbero essere le Sentinelle del film?
Un’altra questione da tener presente è quella legata ai diritti cinematografici sui più noti personaggi Marvel, ceduti nel tempo a diverse case di produzione. I diritti di X-Men e Fantastici quattro sono al momento di proprietà di 20th Century Fox, quelli di Spider-Man appartengono a Sony-Columbia Pictures, mentre gli altri personaggi principali sono in mano ai Marvel Studios. Tutto questo ha conseguenze dirette sulla sceneggiatura di Giorni di un futuro passato: Fox non può far passare più di sette anni tra un film sugli X-Men e il successivo, altrimenti i diritti torneranno automaticamente in mano alla casa madre (che in pratica, oggi, è la Disney); e non è possibile produrre un film nel quale siano presenti contemporaneamente, o anche solo citati insieme, l’Uomo ragno e I Fantastici quattro, o Wolverine e i Vendicatori, eliminando così dal novero delle trasposizioni possibili molte storie recenti e popolarissime, che hanno stravolto l’universo narrativo di Terra-616, come Civil War o World War Hulk. Inoltre le varie saghe cinematografiche sono andate via via componendo delle continuity in qualche modo indipendenti dal resto del multiverso Marvel.
I film L’incredibile Hulk, Iron Man e 2, Thor, Captain America – Il primo Vendicatore e The Avengers sono tutti collegati fra loro e formano un’unica linea narrativa. Allo stesso modo i sette film sugli X-Men prodotti da 20th Century Fox formano una continuity che, prima ancora di essere coerente con gli altri mondi della Casa delle idee, deve essere coerente soprattutto con le vicende che compongono l’unita narrativa della saga cinematografica. Ovvero è come se l’universo dei film sugli X-Men fosse solo una piccola porzione del multiverso Marvel, una “Terra-Fox” nella quale Wolverine ha il viso di Hugh Jackman e Tempesta quello di Halle Berry, un mondo ambientato negli anni zero e dieci del Duemila, nel quale Shadowcat, popolare nel 1981, non gode più dei favori del pubblico.
Gli sceneggiatori di X-Men: Giorni di un futuro passato hanno affrontato quindi questa vasta complessità nella quale coesistono decine di mondi e migliaia di personaggi (qualcuno ha provato a contare tutti i personaggi della Casa delle idee, ma si è fermato a quota 8.000. Qui c’è un elenco, incompleto, di circa 2.000 fra supereroi, villain e mutanti), dovendo svilupparne solo una piccola parte, nello spazio di 131 minuti, in relazione a quanto accaduto nei precendenti film della serie, e avendo bene a mente cosa può accadere nei prossimi. Esemplare il caso del senatore Kelly, già utilizzato nella continuity cinematografica e che per ovvie ragioni (gli spettatori della saga sanno già che non morirà per mano di Mystica) non può più avere il ruolo chiave che recita nel fumetto di Cleremont, e quindi viene sostituito da un altro personaggio del mondo Marvel, Bolivar Trask.
Per tutti questi motivi “Terra-Fox”, la saga cinematografica degli X-Men, scostandosi dalle trame originali dei comics, contribuisce a creare e rinnovare lo stupefacente multiverso Marvel, mostrando una delle principali caratteristiche della narrazione mitologica: la parabola dell’eroe che salva il mondo deve essere continuamente riadattata, modificata, modernizzata, per continuare ad affascinare l’umanità.

Enrico Piscitelli
Trovato su Minima et Moralia

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