mercoledì 25 marzo 2015

Una Madrid deserta

Quando arriviamo Madrid è una città morta. Non c'è nessuno in giro, salvo alcune ostinate puttane intente a battere davanti a un cinema del centro alle quattro del pomeriggio. Le strade sono deserte. Il sole colpisce l'asfalto e cuoce tutto quello che vi è sopra. Durante una prima breve e superficiale passeggiata non vediamo anima viva. I negozi sono aperti, i commessi ci sono, i camerieri nei ristoranti, ma gente vera, gente che vive oltre a lavorare pare essere scomparsa. Le vie enormi sembrano grandi letti di fiumi in secca. Oltre a questo è straniante quando si cammina guardando l'orizzonte: si ha la sensazione di trovarsi in una città di mare e che oltre la leggera collina che si intravede lontano, oltre quella, arrivati là, si possa vedere il mare ondeggiare verso l'infinito. Invece una volta giunti sulla collinetta, oltre questa, non c'è altro che altra città, solo cemento e asfalto. Da quanto fa caldo pensiamo sia un'allucinazione al contrario. È solo dopo qualche ora, quando ormai ci siamo assuefatti all'assenza delle persone, che queste, le persone, tornano a essere visibili e a inondare le vie con il loro brulicante brusio e i cori e gli striscioni e le canzoni cantante in spagnolo che noi non capiamo. Nel tardo pomeriggio gli indignados assaltano Puerta del Sol. In pochi minuti nella piazza non c'è più un singolo centimetro quadrato di spazio libero. La piazza si è rivestita di un tappeto umano di teste e braccia e petti nudi abbronzati dal sole caldo di metà estate. E le voci fanno da colonna sonora a questo spettacolo, mentre altri cortei continuano ad arrivare e i nostri occhi non sanno più come accoglierli, sentiamo le grida di leader urlare dentro megafoni gracchianti di un metallo consumato dagli anni, tante e tante altre manifestazioni avvenute in passato, ma mai come questa, mai così totale.
La mattina dopo sui bancomat della città troviamo impronte di mani colorate con della vernice verde rossa gialla, mentre gran parte della gente si è dissolta e i più convinti e intransigenti e forse disperati si sono accampati con le tende davanti al parlamento.

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