lunedì 27 aprile 2015

L'arte di vivere in difesa

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Il burroso sole della Florida occhieggiava all’orizzonte.

Lo sbalordiva e lo affascinava il fatto che una mente potesse diventare talmente grande da far sembrare profondo ogni suo pensiero.

Per la verità non aveva mai desiderato togliersi la vita, anche se era facile dirlo ora che si sentiva un po’ meglio.

Se nessuno al vedeva, lei inclusa, l’aspetto non aveva nessuna importanza.

Aveva gli occhi bellissimi, si accorse Pella, stranamente luminosi, come l’ambra traslucida che conserva al proprio interno gli insetti preistorici.

Era bello, bellissimo, nel modo in cui potrebbe esserlo il reperto di un vaso Ming.

I sentimenti non hanno niente a che vedere con la razionalità.

Pella avvertì quel triste senso di esclusione che provava sempre alla fine di un viaggio all’estero.

Se un tempo era stata una ragazzina precoce e promiscua, ora di certo non lo era più. Il mondo l’aveva raggiunta e superata.

Schwartz sapeva che le persone amano soffrire, se la sofferenza ha uno scopo. Tutti soffrono. Il segreto sta nello scegliere la forma di sofferenza più congeniale.

Mi chiedevo come ci si sentisse a essere bravi in qualcosa e a sapere di esserlo.

Nella sua esperienza più vicina a un’epifania che avesse mai osato provare, Affenlight comprese quanti modi di vivere esistessero.

Amare qualcuno non implicava talvolta la necessità di spiegarsi.

In fondo sei sempre prigioniero dei tuoi pensieri, e devi farci i conti per forza.

Un minuto prima si sentiva bene, o almeno lo credeva, ora però la possibilità di sbagliare gli era entrata in testa, e il confine tra errore possibile ed errore inevitabile era pericolosamente sottile.

La gente non ti perdonava per aver fatto qualcosa che ti rendeva felice.

Chad Harbach

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