lunedì 15 giugno 2009

Pentole e Provette

Eravamo in ritardo? No. Eravamo al casello, con la barra ancora abbassata e la mano tesa fuori dal finestrino. Il cellulare che squillava, con suoni secchi e serrati verso l'alto, le monete passate a far compagnia ad altre cose in tasca, ruminando all'interno dei pantaloni.
Parcheggiamo lontano, dalla parte opposta, seguendo la scia che ci indicano i cartelli e che non ci lasciano passare da dove vorremmo. Parcheggiamo sullo sterrato, dietro una roulotte che non ci dice niente di confortante, anzi (Direbbe lui, e mai altra citazione sarebbe più appropriata). Procediamo passeggiando velocemente, con passi piccoli ma veloci, rapidi nello scendere il dislivello che ci separa dagli altri, e il fieno che calpestiamo senza vedere i campi da calcio, ma orge attorno all'erba, un telo steso sul prato e due giovani intenti a studiare e ad accarezzarsi ("Presto, andiamo via." "Casa mia o casa tua?" "Andiamo in spiaggia, terreno neutro.") ("Da dove ti vengono queste idee geniali?" Chiede lui). Ma i nostri pantaloni ci sembrano troppo corti, nella lunghezza generale di una sera tendente all'estate: i bambini che ci passano bramosi accanto urlano ai genitori di sbrigarsi, e paiano più assetati di tutti gli adulti presenti.
Entriamo e una maionese gialla si trasforma in una emulsione da controfigura, insipida di un colore neutro. La stessa sostanza del mescolamento veloce nella vetreria trasparente. Aggiungendo qualche ingrediente per dare sapore, magari vitello con schiuma al limone, si potrebbe mangiare con gusto. Poi cioccolata come roccia, prima, e dopo nutella che si nasconde ditreo mousse fondente. L'idrosolubile che si spiega solubile nell'acqua, non nello sciogliersi nell'acqua. Idrosolubile, ovvero che è solubile nell'idro. Sorrido tra me e me, appunto questa cosa in un angolino della mente, piegando una parte del cervello in modo che si veda quando ne avrò bisogno per scherzare: un segnalibro in un volume della serata.
Quando ritorno delle gelatine un poco solidificate ci passano in mano, per notare la consistenza. Non so da dove possano venire, cosa le abbia partorite e cose dovremmo agitare o scaldare o raffreddare per averle di nuovo. Ma tutto, davvero tutto, si può riassumere con del semplice azoto liquido. Vederlo in quel contenitore blu bollire al contatto dell'aria e trasformarsi in fumo non appena ci divertiamo a soffiarci dentro: come i pentoloni delle streghe dei cartoni animati. Oppure gettarla a terra e vedere che la nebbia prende il posto di quel trasparente ondeggiare, per rimanere a galla solo qualche secondo, di qualche centimetro appena, e poi disperdersi, non più freddo abbastanza.
Siamo tornati bimbi, e poi siamo tornati.

2 commenti:

metrovampe ha detto...

Le deviazioni improvvise per altre strade, quanta fortuna portano! E come lo vedresti allora "idrosolvente"?

Edward S. Portman ha detto...

Sono abituato al peggio. A mio nipote dico: non dare retta al nonno, e non fidarti di chi per spiegarti una parola usa la parola stessa.