lunedì 6 giugno 2011

La fine della strada

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Ero sempre in imbarazzo con le donne che prendevano troppo sul serio i loro trasporti sessuali, e la signorina Rankin non era il tipo che si potesse lasciare a fremere e a gemere sul letto sapendo che tutto ciò era solo puro e genuino divertimento.

Ma poiché non potevo sopportare di essere attivamente scontento di me stesso più di un certo periodo di tempo, quando quel tempo fu sul punto di scadere – alle sette e un quarto circa – andai a dormire. Solo l’intensità e la durata limitata dei miei sbalzi di umore mi trattenevano dal suicidarmi: così, questa mia abitudine di andare a letto quando le cose diventavano troppo orribili, questa deliberata conclusione della mia giornata, era in sé una specie di suicidio, e serviva allo scopo altrettanto bene. I miei umori erano degli ometti: una volta ammazzati erano morti completamente.

“L’idea del ‘matrimonio a tutti i costi’ di certo non mi convince e sono sicuro che anche Rennie la pensa così. Non c’è niente di intrinsecamente prezioso, nel matrimonio.”
“Al vostro matrimonio, però, mi sembra che diate un valore abbastanza alto”, dissi.
Mi diede un’occhiata di disappunto e sentii che se fossi stato sua moglie mi avrebbe corretto anche più severamente.
“State facendo lo stesso errore fatto da Rennie poco fa, prima di cena: l’errore di pensare che se un valore non è intrinseco, oggettivo e assoluto, in certo qual modo non è reale. Ciò che ho detto è che il rapporto matrimoniale non è più assoluto di qualunque altra cosa. Ciò non significa che non lo apprezzi; anzi credo di apprezzare il mio rapporto con Rennie più di qualsiasi altra cosa al mondo. Ma significa che, una volta ammesso che non è assoluto, dovete decidere voi stessi le condizioni alle quali il matrimonio è importante per voi. Ok?”

Nella mia morale il massimo che un uomo può fare è aver ragione dal suo punto di vista; non c’è nessun motivo generale perché debba preoccuparsi di difendere il suo punto di vista e, ancor mono, aspettarsi che un altro lo accetti; la sola cosa che può fare è agire in conseguenza di esso, perché non esiste nient’altro. Deve aspettarsi un conflitto con gli uomini o le istituzioni, che hanno anche loro ragione dai loro punti di vista, ma che hanno punti di vista diversi dai suoi.

“Sarei un pazzo se mi aspettassi che il mondo debba scusare le mie azioni semplicemente perché sono in gradi di spiegarle chiaramente.
Questa è una delle ragione per cui non mi scuso mai per qualcosa”, disse Joe infine. “È perché non ho il diritto di aspettarmi che voi o chiunque altro accettiate qualunque cosa io faccia o dica – ma posso sempre spiegare ciò che faccio o dico. Non c’è senso nello scusarsi, perché niente è difendibile fino all’ultimo. Ma un uomo può agire coerentemente in un modo che può sempre spiegare, se vuole. Questo è importante per me.”

“L’idea è che voi potete avere desideri contrastanti – cioè il desiderio di non cenare con noi e il desiderio di non offenderci. Ma se finite col venire a cena è perché il secondo desiderio è stato più forte del primo: a parità di condizioni voi non vorreste mangiare con noi, ma dato che le condizioni non sono mai pari, voi effettivamente preferite mangiare con noi piuttosto che offenderci. Perciò mangiate con noi – e questo, alla fine, è quello che volete fare. Non avreste dovuto dire che avreste mangiato con noi, che ne aveste voglia o meno; avreste dovuto dire che avreste mangiato con noi se ciò avesse soddisfatto in voi desideri più forti che non il non mangiare con noi”.
“È come far la somma di più cento e meno novantanove”, disse Joe. “Il risultato è appena positivo, me è completamente positivo. Ecco un’altra ragione per cui è sciocco che qualcuno si scusi per qualcosa che ha fatto sostenendo che veramente non lo voleva fare: ciò che voleva fare, alla fine, è ciò che ha fatto.”

Si sentiva di dover star zitti perché una sola parola avrebbe potuto sbilanciare l’universo.

“Nella vita”, disse, “non ci sono personaggi essenzialmente principali o secondari. Sotto questo riguardo tutta la letteratura narrativa e biografica e la maggior parte della storiografica sono una menzogna. Ognuno è necessariamente il protagonista della storia della sua vita. L’Amleto potrebbe essere raccontato dal punto di vista di Polonio e chiamato La tragedia di Polonio, Ministro della Real Casa di Danimarca. Scommetto che lui non pensava di essere in niente un personaggio minore. O supponete di far parte della scoperta d’onore in un matrimonio. Dal punto di vista dello sposo, è lo sposo il personaggio principale; gli altri recitano parti secondarie, perfino la sposa. Ma dal vostro punto di vista il matrimonio è un episodio secondario nella interessantissima storia della vostra vita, e la sposa e lo sposo sono entrambi delle figure secondarie. Ciò che avete fatto è scegliere di recitare la parte di un personaggio secondario: può essere piacevole per voi far finta di essere meno importante di quello che sapete di essere, come fa Ulisse quando si traveste da porcaro. E ogni persona presente al matrimonio vede se stessa come il personaggio principale, che accondiscende ad assistere allo spettacolo. In questo senso la narrativa non è una menzogna, ma una rappresentazione veritiera della deformazione che ognuno fa della vita.

Forse non approvate quello che avete fatto ma è chiaro che lo volevate fare, altrimenti non l’avreste fatto. Ciò che un uomo finisce per fare è ciò ch esi deve prendere la responsabilità di aver voluto fare.

Quello che era stato era stato, ma, dopo tutto, il passato esiste solo nella mente di chi ci ripensa nel presente, e quindi nelle interpretazioni che gli vengono date. In questo senso non è mai troppo tardi per fare qualcosa riguardo al passato.

“E va bene”, protestai con forza, “naturalmente nulla è importante in sé per sé, ma è serio tutto quello che vogliamo prendere sul serio. Non c’è ragione di prendere in giro la serietà di un altro uomo.”

Questo è il paradosso: in qualunque società non primitiva, un uomo, di solito, è libero solo nella misura in cui osserva tutte le regole di quella società.

Anche se non è effettivamente vero che ti amo, il fatto che la cosa potrebbe esser possibile – il fatto che non sono sicura di non amarti – uccide tutto. Questo non risolve alcun problema: è il problema.

Ero facilmente e smodatamente sensibile a ogni dimostrazione di affetto da parte di persone che ammiravo o rispettavo in qualche modo.

John Barth

1 commento:

jack ha detto...

capolavoro