lunedì 20 febbraio 2012

Sincero

Le mie mani si stanno lentamente disfacendo, partendo da sopra, il dorso. Il palmo ancora non è stato intaccato, non in modo doloroso almeno. Le dita sono sempre le stesse, lunghe uguali, tali e quali a quelle che avevo fino a pochi giorni fa: unghie curate, sensibilità ai polpastrelli, e le falangi distali, così come quelle intermedie, senza alcun tipo di danno, per il momento. I problemi nascono sulle nocche, come se le ossa, nella congiunzione tra le falangi prossimali e il metacarpo, stessero rovinando la pelle dall’interno, magari corrodendola con una specie di ruggine di chissà quale tipo.
Non è che le mani mi si sitano sciogliendo. Fosse stato così poteva essere una febbre davvero molto brusca, o un fuoco interiore che prendeva all’estremità del corpo. La verità è che stanno facendo l’esatto opposto, l’opposto di sciogliersi: si stanno seccando. Come quando alle terme ti spalmi il fango sulla pelle e aspetti che appunto ti si asciughi addosso, in modo da far penetrare a fondo tutte le sostanze rigenizzanti o purificanti o rilassanti, dentro i pori della palle. Alla fine il fango te lo lavi via, dopo essere stato qualche minuto dentro una camera con altissima umidità, per poterlo di nuovo sciogliere un poco e permetterti di staccartelo di dosso con più facilità. Mentre ti lavi via il fango senti come la pelle rinascere, perché finalmente riesce a respirare di nuovo in piena libertà, quando invece fino a poco tempo prima avevi sentito il fango, quella tua seconda pelle momentanea, scricchiolare fragile mentre si seccava e diventava una patina leggera ma impermeabile. Alle terme alla fine te lo togli di dosso il fango, te ne spogli come se fosse davvero una tua seconda pelle, tanto hai sempre la tua di pelle, quella vera, a ricoprirti sul serio, a renderti nudo e non più nudo dell’essere nudo – ecco come ci si dovrebbe sentire se non si avesse neppure la pelle: più nudo dell’essere nudo – ma nella realtà, al di fuori delle terme, cosa succede se a staccartisi di dosso non è la tua seconda pelle bensì la prima, l’unica che hai?
Penso sia questo che mi sta succedendo, mi sto spogliando di tutto del tutto. Il processo è iniziato dalle mani ma poi continuerà sul resto del corpo: salirà verso il polso, e la pelle mi si aprirà come una vagina in senso verticale in direzione del gomito, poi su verso la spalla. E una volta arrivato alla spalla tutto sarà più veloce, un battito di ciglia quasi: le spalle, le scapole, la schiena tutta. Arrivato alla vita mi toglierei la pelle in un’unica soluzione, quasi da quel punto in giù non fosse altro che un paio di pantaloni.
Sarò per la prima volta nudo, più nudo dell’essere nudo, di fronte a te e a tutto il mondo. Non avrò modo di nascondermi o travestirmi da qualcun altro, fingere di essere chissà chi. Sarei io, fino in fondo, fino nel più profondo portato in superficie. Più sincero di così…

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