lunedì 24 dicembre 2012

Denti bianchi

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Era la quarta visita alla soffitta che faceva in altrettanti giorni per trasferire nel nuovo appartamento le cianfrusaglie rimastegli dal suo matrimonio, e l’aspirapolvere era stato uno degli ultimi oggetti che aveva preteso… era una delle cose più rotte, delle cose più brutte, le cose che si chiedono per pura testardaggine perché si è perso la casa. Questo è il divorzio: portar via la roba che non si vuole più a gente che non si ama più.

Ma morire non è facile. E il suicidio non può essere inserito in un elenco di Cose da Fare, fra la pulizia dei fornelli e il pezzetto di legno da mettere sotto la gamba del divano per pareggiarla. È la decisione non del fare , ma del disfare. Un bacio buttato all’oblio. Qualunque cosa si dica, il suicidio richiede fegato. È per gli eroi e i martiri, per gli uomini realmente vanagloriosi.

In genere, le donne non riescono a farlo, ma gli uomini conservano l’antica capacità di abbandonare la famiglia e il passato. Semplicemente, si sganciano, come se si stessero levando una barba finta, e rientrano con discrezione nella società, individui completamente cambiati. Irriconoscibili.

Clara indossava la propria sensualità con la disinvoltura di una donna più vecchi, e non (così era con la maggior parte delle ragazze che Archie aveva conosciuto in passato) come una borsetta ingombrante che non si sapeva reggere, dove attaccare o quando mettere giù.

Vai a casa e riposati un po’. La mattina il mondo è nuovo, tutte le vote. Amico… la vita non è facile.

Liberarsi di una fede è come bollire acqua di mare per recuperare il sale… si guadagna qualcosa, ma si perder qualcosa.

Era carina, non carina come aveva sperato ma neanche brutta come aveva temuto.

Io non posso continuare a preoccuparmi e preoccuparmi per la “verità”. Devo preoccuparmi solo della verità con cui si riesce a convivere. Ed è questa la differenza fra il diventare pazzi ingollando acqua salata del mare e il vere quella del ruscello.

“Capisci, bambina? So che capisci.”
E ciò che realmente intendeva era: Parliamo la stessa lingua? Proveniamo dallo stesso luogo? Siamo uguali?

La scienza gli aveva insegnato che il passato era dove si facevano le cose attraverso un vetro, a tentoni, mentre il futuro era sempre più brillante, un luogo dove si facevano le cose nel modo giusto, o quantomeno più giusto.

Erano entrambi inconsapevoli dello sconvolgimento che provocavano in Irie, o nell’ambiente più allargato, delle strane onde sismiche che la loro amicizia scatenava in tutti gli altri.

Se in quel momento qualcuno le avesse chiesto che cos’era il ricordo, qual era la più pura definizione di ricordo, lei avrebbe risposto: la strada sulla quale si è inciampato la prima volta in un mucchio di foglie morte.

Che strano, il mondo moderno. Nelle toilette si sentono ragazze che dicono: “Si, mi ha scopata e poi se n’è andato. Non mi amava. Era completamente incapace di amare. Era troppo incasinato per sapermi amare”. Ora, com’è accaduto? Che cosa, in questo secolo così poco amabile, ci ha convinti che malgrado tutto siamo da amare come persone, come specie? Chi ci ha portato a pensare che chiunque non ci ami sia in qualche modo danneggiato, mancante di qualcosa, malfunzionante? […] siamo così convinti della bontà di noi stessi, e della bontà del nostro amore, che non sopportiamo di credere che possa esistere qualcosa di più degno d’amore di noi, di più degno d’adorazione.

“Mi sembra” disse alla fine Magid, mentre la luna diventava più chiara del sole “ che hai tentato di amare un uomo come se fosse un’isola e tu un relitto di nave e potessi contrassegnare la terra con una X. Mi sembra che sia troppo tardi, per questo.”
Poi le posò sulla fronte un bacio che sembrò un battesimo, e lei pianse come una bambina.

Archie dice scienza allo stesso modo in cui dice moderno, come se qualcuno gli avesse prestato le parole e gli avesse fatto giurare di non romperle.

Se nessuno dei due imperativi può essere ignorato, allora bisogna sceglierne uno, come sostiene lei, e chiuderla qui. Dopotutto, è l’uomo a fare se stesso. Ed è responsabile del risultato.

La fine è solo il principio di una storia più lunga.

Raccontare queste storie assurde e altre simili significherebbe diffondere il mito, l’idea fallace, che il passato è sempre remoto e il futuro, prossimo. E come ben sa Archie, non è così. Non è mai stato così.

Zadie Smith

2 commenti:

Abby ha detto...

come l'hai trovato?

Edward S. Portman ha detto...

abbastanza scorrevole, ma credevo meglio.. di lei avevo letto solo una raccolta di saggi e articoli e l'aspettativa era piuttosto alta, invece qui l'ho trovata a tratti confusonaria, con un'abbondanza forse esagerata di personaggi..
te l'hai letto?