giovedì 17 ottobre 2013

Zigomi che parlano

“Secondo te sta parlando sul serio?” Lei si era lasciata cadere all’indietro, in un delicato planare verso di lui, per potergli parlare. Lo aveva usato come un cuscino, sul quale adagiarsi semi sdraiata. Aveva appoggiato la testa sul suo petto, voltandosi un poco di lato, e lo aveva guardato dal basso verso l’alto.
Qual era la domanda?
La prima cosa a venirgli in mente, senza alcun motivo apparente, furono i suoi zigomi. Quella parte di lei anticipò qualsiasi altra cosa. Solo dopo vennero gli occhi, le orecchie, le labbra, i denti. Un ritratto di lei si disegnò da solo dentro la sua testa partendo dagli zigomi. Per quei brevi attimi iniziali gli zigomi furono l’unica parte di lei a sua disposizione, una ciambella di salvataggio alla quale lui si aggrappò immediatamente. Come spiegare: nel breve lasso di tempo, tra quando lui avvertì il peso della nuca di lei sul suo petto a quando realizzò in modo conscio che quel peso era lei e che quella testa era la sua, lei cessò di esistere nella sua mente come figura intera. Non era più un viso, un corpo, dei capelli, bensì solo e soltanto quegli zigomi. O meglio: un piccolo rettangolo regolare posto all’altezza degli zigomi, una specie di censura al contrario. A velocità accelerata rivide ogni giorno passato insieme a lei ritagliato in quella porzione del suo viso, in tutte le sfumature delle sue mille espressioni. La vide allegra, con il sorriso che si poteva intuire anche solo scorgendo appena gli zigomi; la vide triste, con due tenere lacrime a bagnarle le guance nell’unica volta che l’aveva vista piangere; la vide annoiata, arrabbiata, assonnata; mentre dormiva, mentre leggeva, mentre beveva. Era incredibile con quale facilità potesse capire il suo stato d’animo a partire da solo i suoi zigomi. Lui si rese conto, in quel momento, di quanto il corpo di lei parlasse in ogni sua parte. Gli occhi, i suoi occhi, volevano dire qualcosa, così come le sue labbra, la fronte; oppure le mani, quando lo toccava o non lo taccava, faceva gesti e disegnava qualcosa di astratto nell’aria. Non c’erano solo le sue parole, era lei tutta a costruire un discorso.

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