venerdì 7 settembre 2007

Tutto ad un tratto una notte a Vienna

Una notte normale, tranquilla come molte altre notti d’inverno. Il freddo pungente di un dicembre grigio e arrabbiato non incoraggiava quasi nessuno a scendere in strada dopo le undici di sera. Non si sentivano i passi di qualcuno che camminava, ne tanto meno le parole di una conversazione che si allontanava lungo il marciapiede. Solo alcune auto passavano veloci di tanto in tanto a rompere la monotonia, e il silenzio che tutto attorno ad essa si creava. Il suono della campana della chiesa scandiva il tempo con regolare timidezza, giusto per pochi istanti, come se anche quello avesse timore di sciupare una quiete quasi innaturale.
Vienna si preparava a festeggiare il Natale in modo intimo e privato, senza troppi clamori celebrativi, o feste piene di musica assordante e stravaganze varie. Per cose del genere ci sarebbe stato poco tempo dopo il capodanno, con tutti i suoi botti, le sue grida di felicità e pazzie di ogni genere. Ma per Natale la città si vestiva semplicemente del suo abito più classico, fatto di viali illuminati e vetrine lussuose.
Marco quella sera aveva noleggiato un film, come faceva ogni mercoledì, e dopo cena si era sdraiato sul divano a guardarlo, sapendo già che prima della fine si sarebbe addormentato senza riuscire a vederlo tutto. Era classico: ogni settimana succedeva sempre la stessa cosa. Ormai vi si era abituato e sotto certi aspetti gli piaceva pure. In fondo in fondo Marco era sempre stato un piccolo abitudinario, altrimenti non si sarebbe spigato per quale motivo non si sedeva per bene e cercava di guardare il film con un minimo di attenzione, anziché appoggiare la testa sul bracciolo del divano e rilassarsi nel modo più completo possibile.
Quando si risvegliò lo schermo della televisione era completamente nero. Il lettore dvd si era spento automaticamente dopo dieci minuti dalla fine della proiezione e in tutta la casa regnava un silenzio che proprio non spiegava in che modo Marco fosse riuscito a svegliarsi. Di solito era sempre un rumore che lo destava, magari un vicino che rientrava sbattendo la porta dell’appartamento accanto al suo, oppure l’antifurto di una macchina parcheggiata qualche isolato più lontano che partiva senza un motivo ben preciso; ma quella sera fece tutto da solo, quasi nella sua testa fosse suonata una sveglia che aveva programmato di suonare precisamente in quel momento.
Senza alzarsi afferrò il telecomando che aveva appoggiato sul pavimento, prese la mira con precisione e spense la tv. Solo allora si mise a sedere e massaggiandosi il collo con una mano si chiese per quale motivo non si fosse ancora deciso a compare un divano letto.
Da quando si era trasferito in quell’appartamento tutte le sere, quando prima e quando dopo, si addormentava sdraiato su quel divano, che nonostante tutti suoi pregi non era certo il massimo della comodità. Tutte le volte si svegliava con un leggero dolore al collo, una fitta che era poco più di un fastidiosa puntura, ma che ogni tanto si trasformava in un terribile torcicollo che si portava dietro per un paio di giorni. Per questo ad intervalli regolari si trastullava con l’idea di comprarsi un bel divano letto, dove magari avrebbe anche potuto dormire tutta la notte senza doversi per forza alzare ed andare in camera, verso un letto vero.
Anche quella volta, come tutte le volte, si rispose che un divano letto in quel salotto non sarebbe entrato neppure smontato, a meno che non avesse deciso di abbattere la penisola che separava la cucina dal soggiorno, ma così facendo la sua casa si sarebbe ritrovata con due zone notte, un bagno e niente più.

3 commenti:

Abby ha detto...

città fantastica, Vienna, ma a volte è così...uhm...solitaria...

Edward S. Portman ha detto...

l'ho vista solo di sfuggita, per poche ore, di ritorno da praga (città favolosa)....

Abby ha detto...

io adoro vienna, ma sono di parte...
già, anche praga è favolosa...