giovedì 21 maggio 2009

Nevrosi di Maggio

Come uscire dalla provincia? Similitudini, o tentativi di, tra Pistoia e Pisa, le due Pi toscane. Da una parte il pubblico, teoricamente pistoiese; dall'altra tre personaggi, teoricamente pisani. Gipi, che odia Pisa ma di cui conserva però delle immagini eterne, belle, romantiche; Appino, cantante degli Zen Circus, che ha "scoperto" Pisa giusto quando ne è uscito, forse guardandola da fuori; Giovanni Guerrieri, della compagnia I Sacchi di Sabbia, in realtà di Piombino. Ne esce fuori di tutto: musica, parole e pensieri, con Gipi che ne fa da padrone. Il cuore è lui, anche se un po' schivo, se non ha dormito, ne esce fuori sempre con la solita leggera profondità, riuscendo a dire cose sincere e vere con una facilità impressionante, facendo ridere nei momenti opportuni, sdrammatizzando e usando similitudini non banali: voglio bene a Pisa proprio come si può voler bene ad una mamma che ti dice che lei è una troia; le vuoi bene, perchè in fondo è sempre tua madre, dentro hai qualcosa che ti spinge a volerle bene, lo senti nel profondo, ma è anche vero che è pur sempre una troia. Lui è caduto nel tombino, così a caso, proprio come è finito a fare quello che sta facendo - che lavoro fai? Fumettista. E che personaggio disegni? No, non disegno nessun personaggio. Allora disegni topi o cose simili. No, non è proprio questo (qui in Italia per spiegare cosa faccio ci metto sempre una mezz'oretta) - oppure è il contrario? Si, il contrario, il paragone va letto al contrario. Lui, a lui che neppure gli piaccioni i fumetti, e ora si trova a disegnarli, anche se io qui avrei voluto alzare la mano e dire: no, secondo me non disegni fumetti, con tutto il rispetto per chi disegna i fumetti ovviamente, ma tu secondo me racconti delle storie, che poi queste storie siano raccontate anche con dei disegni, beh, questa è un'altra storia; ma te racconti delle storie, come facciamo un po' tutti, chi volontariamente e chi inconsciamente, e per farlo utilizzi i tuoi strumenti. I tuoi strumenti sono i disegni, ma nei tuoi libri i disegni sono una parte, ci sono anche molte parole, magari non scritte a macchina, ma sempre e comunque parole, con le quali accompagni i disegni e racconti delle storie. Questo avrei voluto dire dopo aver riabbassato la mano, ma ovviamente non l'ho detto e non ho alzato neppure la mano e non ho fatto tremare la voce o balbettare parole a volume basso. Così come non ho detto: scrivi le cose per poterle capire meglio. Non l'ho detto, ma lo dico qui, ora. Magari non ha lo stesso senso, non hanno lo stesso potere, ma le dico qui. Un giorno ho aperto la finestra e un vento, un vento forte mi ha investito, e allo stesso tempo mi ha trascinato via. Un giorno ho scoperto Andrea Pazienza e questa finestra si è aperta. Siamo finiti a parlare di Parigi, confrontandola con Roma, e i manifesti dei sindaci: trova le differenze. Eravamo partiti da Pistoia, da Pisa, e siamo finiti a Parigi. Abbiamo scollinato le Alpi, siamo emigrati.

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