lunedì 28 settembre 2009

Lei, che nelle foto non sorrideva

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Noi eravamo l'oggetto dei nostri stessi desideri. Incorniciati i nostri angoli adolescenti, ci aspettava quando saremmo tornati da lei, più grandi.

E gli anni volavano o scivolavano, non saprei.
Si cercava di fermarli nelle foto, impiccandoli a un sorriso.

vidi Ester tornare in camera nostra con lo sguardo strappato.

A lui avrei dato i baci più profondi dei miei quasi sedici anni.

Gli occhi increspati di celeste più del solito.

Inspirai forte l'aria. Aveva l'odore dei tigli di fine aprile.

Il mare era grigio. Il mare senza ancora l'estate.

Come in quei film che piacciono alla gente,
dovrei mettere margherite tra i capelli

La realtà è il rallenty effimero di un 16 mm sgranato.

Mi piace avere diciotto anni.
Anche se sono i diciotto di qualcun altro.

Questa è una caratteristica della provincia: tutti sanno tutto di tutti all'interno del tuo paese, ma il paese accanto è già un altro mondo.

"Ti ho portato questo."
Estrasse da uno zainetto una scatola incartata d'argento. Fisso quella carta bellissima, e lascio per un attimo trasparire un'espressione felice che può essere ricollegata alla vista del pacchetto. Quanto me ne frega poco di questo regalo. Come vorrei mi baciasse.

Al caldo, davanti a un tavolino con tigelle e vino, è straordinario come si possa trovare una via di scampo, e nella stessa via perdersi.

non importa dove poggiamo i piedi, ma a cosa pensiamo quando non li poggiamo da nessuna parte.

Disinnescati lentamente, che le pallottole fanno malde da morire, levate tutte in una volta, specie se stanno ancora in canna.

Non gli dirò che lui è stato il primo con cui ho fatto l'amore e mi sembrava perfetto, ma che quelli dopo di lui l'hanno fatto meglio, però me li sto già dimenticando.

Cinzia Bomoll

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