martedì 22 febbraio 2011

Visioni

Oggi, alle nove di sera, puntuale proprio come avevamo concordato, il mio io ha bussato alla porta. Ho aperto, e da bravo padrone di casa gli ho fatto cenno di entrare. Lui si è scrollato un po' di freddo di dosso e appoggiando la giacca sul termosifone di cucina si è messo a sedere davanti al tavolo.
Mentre gli davo le spalle e preparavo qualcosa da bere, stappando due bottiglie di birre e versandole nei bicchieri, lui ha iniziato a parlare.
"Oggi ho avuto delle visioni." Mi sono voltato e passandogli il suo bicchiere mi sono messo a sedere di fronte a lui.
"Visioni di che tipo?"
"Folletti, fate... gnomi. Cose di questo tipo."
"Ah, ok. - Ho fatto io. - Tutto bene?"
"Si, si. Non ho mica avuto paura. Erano tutti molto amichevoli. Piuttosto te come va? Non è che per caso ci hai ripensato?"
Ed eccomi qui, psicanalizzato dal mio stesso personaggio. Per due o tre secondi mi sono pure meravigliato che lui avesse notato qualcosa, come se solo io potessi leggere lui e non anche viceversa.
"Non ci ho ripensato, però..."
"Io questo viaggio lo voglio fare." La sua voce era ferma, tranquilla; non tradiva alcun segno di un eventuale ripensamento.
"E' che sono venuti fuori tanti di quei pensieri, non sono più convinto al cento per cento che il gioco valga la candela. Non so se mi spiego."
"Che tipo di pensieri ti sono venuti?"
"Abbiamo troppo poco tempo per organizzarci a modo. C'è il rischio che venga fuori una stronzata gigantesca. E un rischio ancora maggiore che non venga fuori proprio niente; o che alla fine rimanga una cosa solo tra di noi, che solo noi conosciamo."
"E cosa importa! - Si è alzato ed io non sapevo più quanto di me fosse in lui e quanto invece di lui fosse in me. Mi sembrava che le parti si fossero invertite senza nessun preavviso: mi trovavo a recitare la sua parte quando invece, a rigor di logica, avrebbe dovuto essere lui ad avere qualche dubbio. - Prendiamoci tutto il tempo necessario. Mandiamo a 'fanculo le scadenze che ci eravamo prefissati, mettiamoci dentro tutto il nostro meglio; e se poi viene fuori una cagata o se sarà solo per noi, che ce ne frega. Vorrà dire che ci siamo regalati del buon tempo e ci siamo divertiti. No?"
L'ho guardato senza dire niente. Era in piedi dall'altro lato del tavolo, con il bicchiere di birra in mano, in attesa di una risposta. Io ero seduto, la birra ancora intatta, mai toccata, a guardarmi dentro, tamburellando con le dita sul bicchiere. Mentre il silenzio scendeva nella stanza, infiltrandosi copiosamente nello spazio tra di noi, mi sono accorto di quanto ormai io avessi bisogno di lui. Le sue parole non mi avevano convinto, per il semplice motivo che in realtà non avevo bisogno di essere convinto. Il viaggio di cui parlava, io lo volevo fare molto più di lui; la dimostrazione più semplice era proprio la sua presenza. Avevo però la necessità che qualcuno mi spronasse, che mi spingesse a farlo, a prendere tutto il necessario e metterlo dentro una valigia, anche se immaginaria. Avrei voluto dirgli che le scadenze non avremmo dovuto buttarle, o fare finta che non ci fossero; le scadenze ci servono, proprio per evitare di finire in dei buchi neri.
"Ok. - Ho detto scuotendo un po' la testa per dimenticare gli ultimi indugi. - Ci sono: sono di nuovo in carreggiata."
"Ottimo. - Ha esultato lui rimettendosi a sedere. - Sistemata questa faccenda ti devo dire una cosa."
"Cosa?" Il suo tono si era fatto all'improvviso preoccupato.
Si è chinato in avanti e ha iniziato a parlare a bassa voce, quasi avesse paura che qualcuno lo potesse sentire, come se si vergognasse.
"Oggi ho avuto una sensazione strana: tipo quando da adolescenti ti accorgi che la voce ti sta cambiando, e un giorno ti trovi a parlare con un tono di voce, e il giorno dopo sei venti ottave più sotto. - Ha bevuto un lungo sorso di birra e ha riappoggiato il bicchiere quasi vuoto sul tavolo. - Ma non nella voce; come se fosse qualcosa di più profondo... qualcosa dentro."
"E' normale. - Ho cercato di tranquillizzarlo. - Con il tempo andrà sempre meglio e i cambiamenti saranno meno frequenti e più piccoli."
"Ok, va bene; ti credo. In fondo sono nelle tue mani. - Ha finito la birra lasciandosi scappare un sospiro di sollievo. - Adesso cosa facciamo?"
"Ora penso sia arrivato il momento durante il quale tu debba iniziare a vedere le cose in modo leggermente diverso."

Nessun commento: