mercoledì 20 luglio 2011

Gli errori che sto aspettando di commettere

Tutti gli errori che sto aspettando di commettere si sono messi a battere in modo furioso alla mia porta. Vogliono entrare, prendermi per mano. Non sono affatto ordinati, non si sono messi in fila in modo da poterli accogliere uno alla volta, con tutte le reverenze del caso. Salve, come va? È stato un piacere averti conosciuto. Arrivederci, alla prossima. Avanti un altro.
No, si ammassano uno sopra l'altro, con confusione, violenza. Hanno fretta di entrare, vogliono essere il primo, abbracciarmi, allagarmi la casa con tutti i loro discorsi.
Sarebbe bello se potessi incontrare un mio futuro errore con più calma, avere la possibilità di conoscerlo meglio. Lo farei entrare in casa tranquillo, sereno. Accompagnandolo in soggiorno gli domanderei se volesse qualcosa da bere, una birra? Poi ci sederemmo sul divano, con la televisione spenta, solo un po' di musica bassa in sottofondo. Parlare per parlare. Alcune domande e molte risposte, almeno da parte sua. Una specie di colloquio. Mi potrebbe illustrare tutte le sue idee, le sue ipotesi, ciò che vorrebbe fare con il mio tempo e cosa mi vorrebbe far fare. In questo modo potrei valutare più obbiettivamente, senza fretta. Facendo delle scelte frettolose si rischia sempre di commettere degli errori, e forse pure questi si trovano ora accalcati davanti a casa mia. Magari sono proprio loro quelli che stanno battendo contro la porta in modo più insistente, deciso.
Gli errori che devo ancora commettere non sono educati, sono in qualche modo primitivi. Si pestano i piedi, montano uno sopra l'altro, si toccano, si scalano. Lascivi e nudi fanno quasi senso a vederli da dentro, quando mi affaccio dalla finestra di nascosto per non attirare la loro attenzione. Li sbircio per vedere un po' quali potrebbero essere i più sicuri, quelli di cui avere paura ma non troppa. Non c'è molta differenza, si somigliano bene o male tutti. Tutti quanti. All'inizio non sembrano pericolosi, fanno quasi pena. Li vedi sporchi, stanchi, affamati. Ti verrebbe voglia di fare il buon samaritano e farli entrare tutti quanti in casa, accoglierli per pulirgli pure le piaghe. È solo con il passare del tempo che mostrano tutto quello che all'inizio tengono nascosto. Spine sulle braccia, coltelli sfilati infilati nel culo sanguinante e infetto. Diventano progressivamente più cattivi, ignorando tutto quanto avete fatto insieme nei giorni precedenti. Dimenticano spesso il loro passato, gli errori. Non hanno memoria. Sono malati. Una settimana ti guardano con gli occhi dolci mentre la settimana dopo sono pronti ad azzannarti la spalla con denti affilati e sudici, come morti viventi. Farebbero di tutto pur di ammaliarti, all'inizio. La loro vera natura si svela solo quando iniziano a perdere i capelli, la pelle si macchia di vaste zone marce, gli occhi si rimpiccioliscono iniettandosi di sangue.
Quando sono cuccioli, in un certo senso, devi essere solo bravo a capire quale degli errori che ti sono venuti a trovare possa essere quello meno profondo. È un gioco a trovare nei loro tratti rosei la linea d'ombra che li farà cambiare. Percepire magari la loro evoluzione, chi muterà solo un poco e chi invece si ingobbirà sotto il peso della sua stessa violenza. Non è un azzardo, deve diventare un'abilità. Caso mai è solo un gioco nella scelta del male minore. Tutti sono errori. Tutti ti verranno a cercare.
Bussano alla porta.

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