giovedì 14 luglio 2011

Prenditi i respiri

Non c'è molto da fare. Puoi ripeterti questo. Sfregati bene le nocche delle dita sulle tempie, in modo deciso, quasi a farti del male. Dovrebbe aiutare il concetto a entrarti in testa.
Il ticchettio delle lancette dell'orologio non perde un colpo, un metronomo preciso.
Un cecchino - una voce lontana, si perde nei canyon senza farsi vedere.
C’è troppa confusione. È la confusione a capovolgere le cose, farle precipitare. Un aereo con l'ala rotta, il motore in panne. Volare rimane comunque statisticamente il modo più sicuro di viaggiare. La situazione invece è un treno che deraglia. Lo vedi passare ad alta velocità, sfrecciare da destra a sinistra. Questo lo spettacolo di chi lo guarderebbe passare dalla strada, il passaggio a livello chiuso. Ma chi invece vi è dentro? Il panorama diventerebbe talmente confuso da rendersi indistinguibile. Alberi, foglie, rami, strade, città intere: tutto mischiato in un groviglio di colori inestricabile. Partire dal risultato e cercare di recuperare gli addendi. Non cambiano.
Il treno va sempre più veloce, macina chilometri a ritmo forsennato. Il muso si surriscalda così tanto al contatto con l'aria da diventare leggermente rossastra, incandescente. Sembra quasi si stia aprendo un varco temporale, uno strappo nello scorrere regolare del presente verso il futuro. Una volta squarciato si potrebbe entrare dentro questo tunnel e abbandonare l'oggi, lasciarsi alle spalle tutto quanto. Ma i viaggi nel tempo sono possibili solo verso il domani, non ancora nel passato. Arriveremo un giorno a scoprire anche come fare a modificare ciò che abbiamo già fatto, ma per il momento bisogno accontentarsi dei propri errori. Per quanto possa andare veloce il treno non riuscirà mai ad andare indietro, potrà solo procedere in avanti. Quanto più forsennata e decisa sarà questa corsa, tanti più saranno i morti, i feriti, i dispersi, che verranno prodotti.
Ecco cosa devi fare: prenderti i respiri invece di buttarli. La sera arriva sempre, qualsiasi cosa tu decida di fare o non fare, qualsiasi cosa tu riesca a fare o tu non riesca a fare. Un passo alla volta, costruisci il mosaico. Non c'è altro modo. Non è possibile partire da zero e raggiungere la velocità della luce. C'è sempre bisogno di passare attraverso le velocità intermedie. Anche il treno è partito da fermo.
In America ci sarebbe un vecchio uomo rugoso con un cappello di paglia, una salopette di jeans sopra una camicia a quadri rossi con le maniche arricciate. Una casa immersa nel vasto spazio incontaminato di una fattoria, i campi coltivati a grano. E un portico, sotto il quale il vecchio ogni sera si dondolerebbe su una sedia a dondolo, guardando di fronte a sé la strada sterrata che dalla statale asfaltata sembra portare direttamente a bussare alla porta di casa sua. Tutti i giorni a chiudere il giorno. Non farebbe differenza se durante la mattina, o il pomeriggio, fosse piovuto o ci fosse stato il sole; fosse grandinato, o ci fosse stato un nubifragio. Lui rimarrebbe seduto sotto il suo portico con qualsiasi condizione atmosferica, in tutte le stagioni, estate primavera autunno inverno.
Costruisciti la tranquillità, ogni sera, pezzo dopo pezzo. Solo dopo avere completato la tranquillità è possibile iniziare a lavorare sulla felicità.

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