lunedì 24 marzo 2014

Appuntamento a Samarra

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Avrebbe voluto con tutto il cuore poter ritornare a letto, ma sapeva benissimo che, se vi fosse ritornato, non avrebbe fatto altro che pensare e si rifiutava di pensare prima di aver bevuto un caffè.

Non è vero che si conosca meglio una persona solo perché si divide con lei lo stesso letto e lo stesso bagno. Lui solo fra tutti gli esseri umani sapeva che Caroline “a” o “ahi” nei momenti di grande estasi; lui, lui solo la conosceva quando si lasciava andare, quando lei stessa non sapeva se fosse follemente felice o follemente triste. Ma ciò non significa che la conoscesse veramente. Tutt’altro. Significava semplicemente che, quando le era vicino, le era vicino più di chiunque altor, ma che (e questa era la prima volta che gli balenava tale pensiero), quando le era lontano, lo era forse più di chiunque altro.

A un tratto lo sguardo di Caroline si addolcì in un modo tutto suo: sembrava che volesse sorridere e poi decidesse all’improvviso di rimandare il sorriso di qualche istante.

E poi c’erano gli altri. Persone odiose che non dovevano fare nulla di particolare per rendersi tali, lo erano e basta.

Le donne che la conoscevano in genere la trovavano simpatica pur non classificandola “una brava ragazza” e pur non fidandosi troppo di lasciarla in compagnia dei loro mariti e fidanzati. Aveva, sì, fiducia in lei, ma non altrettanta nei loro uomini.

Julian provava quella terribile eccitazione, quello strano, elettrizzante groppo al petto e all’addome che precede sempre una punizione ancora ignota, anche se ben meritata. Sapeva di averla fatta grossa.

La cosa peggiore era che il riflesso del sole sulla neve dava fastidio agli occhi e ti costringeva a sorridere quando ancora non eri pronto.

“Avete litigato? Oh, ma certo che dovete aver litigato!” “E invece no. È strano, vero? Non c’è stata una lite vera e propria, una scenata. Non è così facile. Perché dopo una lite si può sempre fare pace, in fondo.”

Sua moglie, invece, era rimasta un po’ istupidita, esterrefatta. Piangeva, ma non si sentiva dolore nelle sue lacrime.

Era una cosa strana e quasi nuova sentire Caroline piangere: aveva gli stessi singhiozzi, lo stesso modo di trattenere il respiro, ma con una voce più ferma. Era quella la novità, il timbro più fermo, la voce matura. La bimba in abiti da donna, che non avrebbe mai più potuto indossare abiti da bambina...

John O'Hara

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