mercoledì 8 aprile 2009

Così finisce

X ha lasciato Y, e le lacrime a quanto pare sono tutte di lei. Chiusa in bagno, con i gomiti appuntiti appoggiati alle ginocchia, le mani a pettinarsi i capelli ricci, castani scuri come gli occhi. Dopo un secolo, dai tempi dei templari, ho sentito di nuovo la parola 'bugia', nascondere la verità sotto falso nome, sotto un nome maschile. E non sono bastate le scritte sull'asfalto, le canzoni di tutti spacciate per proprie, le lunghe trasferte per dimenticare i giorni precedenti; sono stati gli amici, i cosidetti, quando invece erano caos, e fulmini, a far crollare un castello di carte costruito senza fondamenta. E' per questo che conviene crescere, abbandonare i giochi adolescenziali per passare ad altro. Non hanno senso le sedute di riconoscimento, schiacciati alle pareti, con le aste strette nei pugni. Le reazioni esagerate ne sono la naturale conseguenza, sono lo sfogo di una forza repressa, rinchiusa in una scatola piccolissima quando invece dovrebbe essere grande come un continente. Non puoi pretendere di tenere imprigionato un serpente di otto metri in un vecchio carion.
Così Y continua a piangere, anche se le lacrime presto se ne andranno, e non ci sarà più il mascara a rigarle le guance; ma nuovo rossetto a macchiarle la bocca, per trasportarla da qualche altra parte, come l'ape con il miele, i fiori, l'aria di questa primavera che tarda ad arrivare. Presto se ne andranno anche le ferite sulle ginocchia, quelle inflitte con i gomiti, con le lamette; perché si sa, al suo tempo, l'orologio di Y, le lacrime si dimenticano facilmente, non producono ferite abbastanza profonde, anche se magari per la prima volta ci hanno fatto sanguinare.
X invece fa finta di nulla. Il mondo non è cambiato, altre cose lo sono. Per lui è un tuffo che non affanna, che lascia asciutti. Non fosse per questo torcicollo che affonda le sue radici nelle spalle, e le spinge giù giù, sempre più giù, cercando di toccare terra, per chissà quale assurda ragione, o motivo, saremo andati a cena insieme, ne avremmo parlato, tastando luoghi e paesaggi oscuri anche a lui. Forse non si rende semplicemente conto, magari non è stato sincero, mentre ora si. Chissà.
Per Y c'è solo questo: ora si, sfogati con la rabbia, le unghie conficcate nella pelle di palmi troppo spesso aperti; ma vedrai che passerà come le stagioni. Saranno altri i muri del pianto, quando il tempo, quello vero e non solo il tuo, avrà cancellato gli affreschi che pensavi eterni. Di eterno, qui, ci sono solo i vampiri.

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