mercoledì 5 ottobre 2011

Vizio di forma

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Arrivò dal vicolo e salì i gradini sul retro, come sempre. Doc non la vedeva da più di un anno. Né Doc né nessun altro. Prima vestiva immancabilmente in sandali, slip di bikini a fiori e maglietta stinta di Country Joe & the Fish. Stasera invece era tutta in stile-terraferma, i capelli molto più corti di come lui li ricordava e, insomma, combinata proprio come, ai tempi, giurava che non si sarebbe mai conciata.

C’erano giorni in cui entrare in auto a Santa Monica era come garantirsi le allucinazioni senza la rogna di dover comprare e poi assumere una particolare droga, anche se certi giorni, di sicuro, era meglio assumere qualsiasi droga che entrare in auto a Santa Monica.

Non sono esattamente dei nuovi ricchi, - insinuò Sauncho, - quanto dei nuovi indebitati.

Vicino all’ufficio, tanto che ci si poteva arrivare a piedi, c’era un piccolo ex quartiere di case condannate per la costruzione di un’estensione dell’aeroporto che forse esisteva solo sotto forma di fantasia burocratica.

Quella ragazza era deliziosa! Essendo un po’ carente nel campo dell’Esp, Rudy non era in grado di cogliere che dietro il suo sguardo aperto e scintillante Japonica non si limitava in quel momento semplicemente a pensare ad altri mondi, ma li stava effettivamente visitando. La Japonica seduta accanto all’uomo maturo con quel curioso completo di velour era effettivamente un Organismo Cibernetico, un cyborg, programmato per mangiare e bere, conversare e socializzare, mentre la Vera Japonica era altrove a badare a faccende importanti, essendo lei la Viaggiatrice Kosmika: c’erano questioni profonde che l’attendevano nel Cosmo, le galassie roteavano, gli imperi crollavano, il karma non veniva negato, e la Vera Japonica doveva sempre essere presente in un determinato punto dello spazio penta dimensionale, altrimenti il caos avrebbe ripreso la sua supremazia.

Quando Doc frequentava l’Università, i professori gli avevano illustrato l’utile concetto per cui la parola non è la cosa, la mappa non è il territorio.

- Ciao Doc.
E ovviamente tutto questo, come sempre, bastava e avanzava, e infatti, ecco qua.

- Sono felice per te, Clancy, ma che ne è stato del tuo bisogno di farlo con due alla volta?
Lei con la testa accennò indietro a Tariq, che stava raggiungendoli. – Doc, questo tipo è almeno due alle volta.

Quando mi sono messo a fare la spia, mi chiedevo perché la gente fa le domande che fa. Poi ho cominciato a notare che le persone spesso sanno già la risposta, ma vogliono semplicemente sentirla da un’altra voce, tipo… fuori dallo loro testa…

Doc seguì le orme dei suoi nuovi piedi nudi che già affondavano nella pioggia e nell’ombra, come in un folle tentativo di trovare la via per tornare a un passato che, loro malgrado, si era trasformato in quel futuro lì.

Thomas Pynchon

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