mercoledì 15 agosto 2012

Paradiso amaro

C’è chi potrebbe definire questo film come una commedia, chi come un dramma, chi potrebbe sottolineare la scoperta da parte del personaggio di Clooney della relazione extraconiugale della moglie in coma, o chi potrebbe fare notare come corra male proprio il bel George. Nel film infatti l’attore corre in un paio di circostanze e in entrambe non è che abbia uno stile proprio pulito. La prima volta si può dare la colpa ai mocassini, e nella seconda alla sabbia della spiaggia, ma l’impressione è che siano solo delle scuse. Per il resto Clooney tira fuori un’interpretazione equilibrata tra la disperazione e il divertito, alternando delle scene simpatiche ad altre piuttosto toccanti. La verità è che questo film è un film sul perdono nonostante tutto, di come superare i dissidi più recenti per ricordare i momenti migliori senza che questi siano inquinati da situazioni scomode.
Paradiso amaro si lascia vedere tranquillamente, senza affondare troppo il piede nel pedale della commozione, ma non per questo è privo di alcune pecche. La carne al fuoco è tanta che molto probabilmente è stato necessario decidere quale cuocere meglio e su quale mantenere la propria attenzione in fase di scrittura della sceneggiatura. Due aspetti qui solo accennati e che invece avrebbero potuto avere uno spazio maggiore sono l’amico della figlia e la storia della vendita del terreno. Niente di particolarmente grave, il film è soffice e comunque toccane nonostante queste due mancanze, e Clooney regge sulle proprie spalle le quasi due ore di durata.
Buono George, vediamo cosa riesci a combinare con il prossimo.

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