mercoledì 30 gennaio 2013

Miami Vice

Alla fine del film si ha l’idea che a Miami ci sia sempre un temporale in arrivo, in qualsiasi notte, cielo nuvoloso e plumbeo, tuoni e fulmini, più ovviamente alla criminalità straripante dai bordi delle strade e da qualsiasi locale. Una città vista in nero, o gradazione di grigio assai fosche. Nella località della Florida infatti viene girato essenzialmente di notte mentre le parti con il sole vengono affidate a Cuba o altre nazioni del Sud America.
Si parla di narcotraffico e di una talpa all’interno di una organizzazione governativa che permette ai trafficanti di rintracciare gli infiltrati delle forze speciali. Un controspionaggio con i fiocchi che i nostri due protagonisti saranno obbligati a scoprire nel tentativo di stanare la talpa. Questa la premessa, che in fondo è tutto il film intero. Perché la storia si dipana poi in miriadi di alleanze e “unioni commerciali” che lasciano ben poco ad altro, tant’è che la missione non viene portata a compimento (magari poteva essere sviluppata in un possibile sequel?).
Le certezze, in un ben delineato e poco confusionario intrecciarsi di personaggi, sono la regia ferma di Mann, senza sbavature, il fatto che Colin Farrell pur acconciato da bolso taroccato, con tanto di capelli lunghi e baffi molto retrò, non possa fare a meno di scoparsi chicchessia, anche come se in questo caso le conseguenze sono palesemente prevedibili (e non promettono certo il meglio), e un determinato personaggio invece quando scopa ama ascoltare Chris Cornell.
Magari bello, con alcuni punti lasciati in sospeso, ma non un film bellissimo. Anche il gioco a riconoscere luoghi e posti non ha dato alcuna soddisfazione: tutto al buoi, tutto in luoghi desolati, e molto in altre città diverse da Miami.

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