mercoledì 3 aprile 2013

Anna Karenina

Anna Karenina è il terzo film in cui il regista Joe Wright collabora con Keira Knightley, ponendo l’attrice nel ruolo di protagonista assoluta. Il sodalizio è iniziato nel 2005 con Orgoglio e Pregiudizio ed è continuato nel 2007 con Espiazione. Tutti quanti film in costume, genere che la bella Keira pare prediligere. Dopo due pellicole ambientate in Inghilterra ora la coppia (solo lavorativa) si sposta nella Russia del diciannovesimo secolo, con abbondanza di nomi assai complicati e intrecci familiari di cui a tratti si rischia di perdere il filo. La storia ovviamente è quella del romanzo di Tolstoj, ma quello che più di ogni altra cosa rimane negli occhi e nella testa dello spettatore è la messa in scena di tutta la vicenda. Wright sceglie infatti di raccontare i fatti come se il film fosse girato all’interno di un teatro nel quale vengono messe in scena la varie parti. Una decisione che all’inizio mette in difficoltà chi si trova a guardare il film senza magari conoscere il libro, ma che al tempo stesso potrebbe essere vista come una bella trovata per cercare di modernizzare e rendere particolare una storia già portata al cinema svariate volte. Cosa potrebbe avere di diverso questo adattamento rispetto agli altri già apparsi sul grande e sul piccolo schermo? Qualcuno potrebbe dire gli attori, ma qui la Knightley a tratti sembra recitare la parte di Elizabeth Bennet anziché quella della russa Anna, così come un po’ fuori luogo pare essere la scelta di Aaron Johnson (il protagonista di Kick-Ass) per la parte del protagonista maschile, agghindato in trucco e parrucco per farlo assomigliare, chissà poi perché, al Gene Wilder di Frankenstein Junior. La messa in scena particolare poteva essere la risposta giusta alla domanda del motivo per cui era necessario un nuovo film su Anna Karenina, invece la produzione, o il regista, o entrambi, non hanno avuto il coraggio di osare fino in fondo e si sono fermati a metà strada, aggiungendo qua e là dei suggerimenti su cosa avrebbero potuto fare ma che alla fine hanno preferito non fare. Il pericolo sarebbe stato di apparire come una copia sbiadita di Baz Luhrmann, ma non portando fino in fondo le proprie idee il risultato è un film in cui ci sono dei pezzi un po’ spiazzanti e per il resto più o meno noioso e niente più.

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