mercoledì 12 giugno 2013

To Rome with love




Un’accozzaglia di storie una messa accanto all’altra, talmente caotiche da farti domandare: ma che cazzo…? È lontano l’Allen di Midnight in Paris, così come pure quello di Vicky Christina Barcelona tanto che questo omaggio del maestro all’ennesima città europea appare come quello più debole, sia sotto l’aspetto del significato, del messaggio da dare, sia per quanto riguarda la costruzione della storia. Già il fatto che sia l’unico portato sullo schermo con storie separate, la cui unica linea guida pare essere l’ambientazione romana, potrebbe suggerire quanto la vena inventiva di Allen si sia allentata notevolmente nel partorire un lavoro inerente Roma. Non c’è niente che riesca a trattenere l’attenzione sullo schermo, neppure la presenza stessa di Allen in scena, né il gioco di riconoscere luoghi o facce di attori noti del passato e presente. Pure Benigni pare svogliato a livelli indescrivibili, e Ornella Muti è tutta un sorriso largo a faccia piena. L’unica porzione di storia che potrebbe essere interessante è quella che accomuna Alec Baldwin, Jesse Eisenberg e Ellen Page. Dico: potrebbe. L’alternanza con le altre storie insipide e soporifere mi hanno alla fine condotto tra le braccia di Morfeo. Ronf ronf.

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