giovedì 15 maggio 2008

Afterhours, Firenze 13 Maggio 2008

L'ultima volta che li avevo visti era stato per il tour di Quello che non c'è. Avevano suonato alla Stazione Leopolda, un posto molto adatto a loro, per l'epoca. Avevano iniziato proprio con Quello che non c'è. Li rivedo quest'anno, al Saschall, e loro chiudono con Quello che non c'è. Strano no? Nel mezzo ci sono due album e mezzo: Ballate per piccole iene, e la relativa traduzione in inglese, e I milanesi ammazzano il sabato. Il primo mi aveva entusiasmato, facendomi vedere che la strada iniziata con Quello che non c'è non sembrava essere malvagia, nonostante non ci fosse più a camminare insieme a noi un certo Xavier Iriondo; il secondo invece mi ha lasciato un po' con l'amaro in bocca: a parte alcuni episodi gradevoli, dove però c'è più di un'ombra alle spalle (Neppure carne da cannone per Dio attacca come gli White Stripes), il resto del disco mi sembra essere un mezzo passo falso, quasi da farmelo definire come un secondo Non è per sempre.
Per questo non mi sento molto colpevole/imbarazzato/deluso nel dire che il concerto dell'altra sera me li ha fatti vedere un po' in fase calante. Con una scaletta diversa magari avrei pensato in modo più positivo, ma la totale assenza di pezzi da Germi e la riproposizione quasi per intero proprio di I milanesi ammazzano il sabato (con le cartucce migliori sparate tutte ad inizio concerto) fa si che il giudizio non sia proprio entusiasmante.
Nonostante questo il concerto è stato godibile e quando Agnelli e compagni decidono di picchiar duro lo fanno sul serio, solo che ci sono state alcune cose... Già il posto, anche se so che sono solo seghe mentali, era un posticino per persone agiate, rispetto alla Stazione Leopolda e alle varie piazze dove li ho visti; la prima volta che li vidi tornarono sul palco per i bis in mutande, ora il primo bis lo fanno in mezzo al pubblico con un versione acustica di Voglio una pelle splendida (idea che poteva essere anche carina, ma farlo solo per una sola canzone... già che c'erano potevano proporre un mini set acustico e poi tornare sul palco con un altro bis).
In sostanza, tornando a casa, nelle orecchie risuonavano ancora le note e le canzoni, ma nella testa c'era sempre un pensiero subdolo che faceva capolino e che faceva pensare che i migliori Afterhours li avevo già visti. Se i Marlene hanno cambiato strada, arrivando ad album affascinante come Uno passando per cadute come Bianco sporco, c'è sempre la speranza che gli Afterhours facciano altrettanto e che il prossimo album sia un nuovo Quello che non c'è.

Nessun commento: