giovedì 4 dicembre 2008

Molto forte, incredibilmente vicino

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Avevo conosciuto la gioia, ma non abbastanza, può essercene abbastanza?

Ho cominciato a fare invenzioni e dopo non riuscivo più a fermarmi, come i castori, che conosco. La gente crede che abbattano gli alberi per costruire le dighe, ma in realtà è perché non smettono mai di crescergli i denti, e se non se li limano continuamente tagliando il legno di tutti gli alberi, i denti comincerebbero a crescergli dentro il muso e morirebbero.

“Nella situazione della nonna una persona può sentirsi un po’ sola, che dici?”
Le avevo risposto: “Una persona può sentirsi un po’ sola nella situazione di chiunque.”

Spero che un giorno vivrai l’esperienza di far qualcosa che non capisci per qualcuno a cui vuoi bene.

Avevo letto il primo capitolo di Dal Big Bang ai buchi neri quando papà era ancora vivo, e le scarpe mi erano diventate incredibilmente pesanti per come la vita è relativamente insignificante e, in confronto con l’universo e con il tempo, non importa nemmeno che io esista o no. Quella sera, mentre papà mi rimboccava le coperte e stavamo parlando del libro, gli avevo chiesto se non gli veniva in mente una soluzione a quel problema.
“Quale problema?”
“Il problema che siamo relativamente insignificanti.”
Lui mi ha detto: “Mah… cosa succederebbe se un aereo ti lasciasse al centro del deserto del Sahara, e tu raccogliessi un singolo granello di sabbia con le pinzette e lo spostassi di un millimetro.
Ho risposto: “Probabilmente, morirei disidratato.”
E lui: “No, intendo solo in quel momento, quando sposti il granello. Cosa vorrebbe dire?”
“Non lo so. Cosa?”
Lui mi ha detto: “Pensaci.”
Ci ho pensato. “Credo che avrei spostato un granello di sabbia.”
“E questo significherebbe che…?”
“Il fatto che ho spostato un granello di sabbia?”
“Significherebbe che hai cambiato il Sahara.”
“E allora?”
“Allora? Allora, il Sahara è un grande deserto. Ed esiste da milioni di anni. E tu lo avresti cambiato!”
“È vero! – ho detto alzandomi in piedi. – Avrei cambiato il Sahara!”
“E significherebbe che…?” Mi ha chiesto ancora lui.
“Cosa? Dimmelo tu.”
“Be’, non sto parlando di dipingere la Gioconda o sconfiggere il cancro, ma solo di spostare un millimetro quell’unico granello di sabbia.”
“E allora?”
“Se non l’avessi fatto, la storia dell’uomo sarebbe andata in un modo…”
“Si?”
“Ma tu lo hai fatto, e dunque…?”
Mi sono alzato in piedi sul letto, ho puntato le dita verso le finte stelle e ho gridato: “Ho cambiato il corso della storia dell’uomo!”
“Proprio così.”
“Ho cambiato l’universo!”
“Esatto.”
“Sono Dio!”
“Sei ateo.”
“Non esisto!”

Qualche volta sono schiacciato sotto il peso di tutte le vite che non sto vivendo.

“Potresti scrivere dei tuoi sentimenti.”
“E non sono la stessa cosa, la mia vita e i miei sentimenti?”

Dover vivere è triste, ho pensato, ma è tragico poter vivere una sola vita, perché se avessi due vite una l’avrei passata insieme a lei.

La timidezza è quando distogli lo sguardo da una cosa che vuoi. La vergogna è quando distogli lo sguardo da una cosa che non vuoi.

Non ci si può difendere dalla tristezza senza difendersi dalla felicità.

Che rimpianto, pensare che serve una vita per imparare a vivere una vita.

“Il mio dentro non corrisponde al mio fuori.”
“Credi esista qualcuno con il dentro che corrisponde al fuori?”
“Non lo so. Sono solo io.”
“Forse la personalità è proprio questo: la differenza fra il dentro e il fuori.”

Che senso ha una bugia se non protegge niente?

Ci siamo spogliati a vicenda con la lentezza di chi sa come è facile che un gesto si dimostri sbagliato.

Jonathan Safran Foer

2 commenti:

Camilla ha detto...

Complimenti... mi piace tantissimo tutto quello che hai riportato qui *__*

Edward S. Portman ha detto...

riportare ciò che ci piace è facile, il difficile è scrivere qualcosa che piace..

i complimenti andrebbero fatti a jonathan safran foer :)