giovedì 19 febbraio 2009

Io sono rimasto lì

Rimango come uno stupido, a letto, a guardare te e le tue dita. Ti guardo mentre suoni una chitarra marrone scuro, quando passi il plettro su tutte le corde e quando invece fai vibrare solo le ultime. La fai apparire così facile, la musica, quando io invece non riesco a produrre nessun suono, nemmeno un vagito, un pianto o un verso da uomo delle caverne. E mi pare magico, quando al contrario è tutto normale, così ordinario, che tu riesca da sola a fare questa cosa, a partorire della musica, a fare l'amore con le note e a far godere qualcun'altro.
Mi ricordo quando eravamo a casa tua, quel tuo posto speciale con le pareti di legno e il divano di una stoffa dove sembrava essere esploso un leopardo. Tu all'epoca avevi i capelli verdi, sempre corti. Portavi una maglietta a mezze maniche, a righe bianche e nere, che sembrava un prigioniero al contrario, o un pigiama se non fosse stato per lo scollo nascosto dalla chitarra. Portavi una gonna nera a pouis bianchi, sopra delle calze rosso acceso, rosso fluorescente, rosso del sangue dei cartoni animati o dei film splatter. Da dietro gli occhiali, i tuoi occhi per strada, quell'aria un po' tagliata fuori dal tempo, ed un cappotto che ti nascondeva quasi per intero dal freddo, mi hai detto vieni da me, devo farti sentire una cosa; ho bisogno che tu mi ascolti.
E siamo finiti in una specie di soffitta, con il tetto che ci pioveva graduatamente sopra le teste, una tenda blu e stellata a coprire l'unica finestra che dava sulla strada. Questa è la mia lampada, dicesti accendendola sopra una specie di comodino fuori posto, un pezzo di albero che traboccava di cd e libri e ricordi e statuine e fate e sigarette e mozziconi e posacenere e cenere e cenere. Questa è la mia lampada, e la tua lampada rispose con un giallo, una corrente fioca che illuminò la stanza in maniera perfetta: un buio acceso, con ombre dai contorni sbiaditi. Io le tesi la mano, mentre mi mettevo a sedere davanti a te, seduta sul divano, con la chitarra già sulle gambe, ad accordare un po' i tuoi pensieri.

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