lunedì 23 marzo 2009

La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo

Immagine di La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo

È dura rimanere indietro. Aspetto Henry senza sapere dov’è e se sta bene. È dura essere quella che rimane.
Mi tengo occupata. Così il tempo passa più veloce.
Vado a dormire da sola e mi sveglio da sola. Faccio passeggiate. Lavoro fino a stancarmi. Osservo il vento giocare con la robaccia rimasta sepolta tutto l’inverno sotto la neve. Finché non ci si pensa sembra essere semplice. Perché l’assenza intensifica l’amore?

Le biblioteche mi fanno l’effetto delle mattine di Natale.

Vorrei essere entrambi contemporaneamente, risentire quella sensazione di perdita dei confini di me stesso.

“Qualcuno di voi è capace di cucinare?”
“No.”
“Gomez sa fare il riso.”
“Soltanto bollito.”
“Clare sa ordinare la pizza.”

Lui è me, ma io non sono ancora lui.

Balliamo. Il ritmo mi attraversa, onde di suono che mi afferrano alla spina dorsale, che mi fanno muovere i piedi i fianchi le spalle senza consultare il cervello.

Il passato esercita un’attrazione più forte su di me. Nel passato mi sento molto più solido. Forse perché il futuro è meno consistente?

Finalmente trovo il coraggio di toccarla. Le accarezzo i capelli, il collo e la spina dorsale sotto lo spesso manto ondulato. Si gira e allora l’abbraccio goffamente per via dei sedili.

Camminiamo tenendoci per mano. c’è un campo giochi in fondo all’isolato; corro verso l’altalena. Henry sale su quella accanto che va nella direzione opposta e ci dondoliamo lanciandoci sempre più in alto, superandoci a volte in sincronia e a volte alternati, con una tale velocità che ci sembra di entrare in collisione, e ridiamo, ridiamo e niente potrò mai essere triste, nessuno potrà più perdersi o morire o andare lontano: in questo momento siamo qui e niente può guastare la nostra perfezione né rubare la gioia di questo momento perfetto.

“Non è quello che si aspetta la tua mamma.”
“Si, lo so. Però il matrimonio e i capelli sono miei.”

Torniamo a casa in silenzio. Un silenzio che ha una qualità completamente diversa da quella dell’andata.

Lei batte le palpebre come se fosse Louise Brooks o qualcuno del genere.

Come sono strane le cose. Che strane cose facciamo noi animali.

Mi sveglio presto, talmente presto che la camera da letto è blu nell’ora che precede l’alba.

So come l’assenza possa farsi presenza.

Audrey Niffenegger

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