mercoledì 11 marzo 2009

Watchmen


Watchman, la graphic novel di culto firmata Alan Moore, è il fumetto che più e più volte è stato definito come infilmabile. Non avendolo letto non dirò se a mio avviso questa definizione sia giusta o sbagliata, vero è che per portarlo sullo schermo c'è voluto più di qualche anno, e tanta tanta pazienza.
Anticipato da un battage pubblicitario forse non ossessivo ma piuttosto riuscito la fama che si è venuta a creare intorno a questo film rischia di portare in sala persone non propriamente adatte al genere. Non siamo certo ai livelli di Eternal Sunshine of the Spotless Mind, ma anche in questo caso alcuni spettatori in sala mormoravano durante il film, ridevano fuori luogo, e altri invece non aspettavano altro che l'inizio dei titoli di coda per scattare verso l'uscita, neppure fossero dei corridori ai blocchi di partenza.
Il film non è un classico film tratto da fumetti: non stiamo parlando di Superman, uomo ragno, o Hulk e compagnia bella; non stiamo parlando neppure di 300, nonostante il regista sia lo stesso; e neppure dell'ultimo Batman, che comunque è risultato più maturo a livello di tematiche e struttura rispetto ai già citati. Watchman è un film riflessivo, dove non c'è azione, e se c'è è pochina pochina, e quando c'è ti fa storcere anche un po' la bocca perché sembra leggermente fuori luogo. Ha una trama ragionata, non a caso l'originale è stato il primo fumetto a vincere il premio Hugo, premio che viene assegnato ai migliori romanzi di fantascienza. La storia si snoda tra il presente (siamo in un 1985 alternativo, dove Nixon è al quinto mandato e la guerra fredda è sull'orlo di scoppiare), e il passato. Un passato dove i protagonisti hanno bisogno di vivere, legati a quel tempo, il loro tempo, come ad una macchina che li tiene in vita. E' la storia della vecchiaia dei supereroi, dove non c'è spazio per l'uomo di Cripton, e anzi viene pure preso un po' in giro. Il diventare adulto dopo la giovinezza, l'adolescenza, e il sapersi lasciare alle spalle tutto quanto: lo sugardo di Spettro di Seta dopo aver salvato degli innocenti da una casa in fiamme, la dice lunga sulla paura e sulla ruggine alle giunture di supereroi che con il passare del tempo hanno imparato a diventare esseri umani, normali.
Un discorso a parte va fatto per Rorschach, un personaggio bello e oscuro, psicologico come la sua maschera, l'unico a non arrendersi di fronte ad un decreto che metteva al bando gli uomini mascherati. In lui c'è la conoscenza, la sicurezza, la consapevolezza che loro, gli uomini mascherati, i supereroi non riuscirebbero a vivere se privi del loro stato: si sentirebbero come privati dell'ossigeno, sempre in apnea; come succede a Gufo Notturno II, in una scena di sesso esplicativa.
Certo un film strutturato e non banale, che lascia spazio a molte chiavi di lettura: prendendo in esame il passato di tutti i protagonisti, eccezion fatta per Ozymandias, c'è la possibilità di approfondire il carattere di ogni personaggio e di scoprire cosa e perché li ha resi quel che sono. Nonostante questo l'amaro in bocca non va via facilmente, non tanto per un'occasione sprecata, quanto per alcuni punti che potevano essere scavati più a fondo. I personaggi stessi, quelli di poco sopra, non sono piatti come potrebbero essere gli altri cinefumetti di serie b, ma non sono neppure tridimensionali: si fermano alla seconda dimensione. Il Dottor Manhattan, ad esempio, poteva benissimo essere sviscerato meglio. Si poteva fare un film intero sul Dottor Manhattan, sui suoi poteri e sui disturbi che questi comportavano.
Tanta carne al fuoco, forse troppa.

Giudizio: Dvd
  • Cinema ==> Da vedere assolutamente, correre al cinema
  • Dvd ==> Da vedere, ma si può aspettare il noleggio
  • Tv ==> Niente di esaltante, se proprio si deve vedere aspettare il passaggio in tv
  • Passeggiata ==> Perdibilissimo. Andate pure a fare una passeggiata.. anche sotto la pioggia

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