martedì 3 novembre 2009

An Invisible Sign of My Own

mi sono slegata i capelli e mi sono indossata al contrario.

mi sono slogata la voce cercando di farle parlare una lingua diversa, cercando di farle ingoiare parole che sono coaguli in questa mia gola fucile, e senza proiettili sono

: disinnescata

la buona notizia è che puoi calpestarmi senza per questo farmi saltare – dormo sepolta, non faccio più male -, e ho occhi piuttosto discreti coi quali leccare la vita degli altri.

dice l’etichetta, lavare a trentasei gradi e con calori simili, che il dentro sia fuori e mentre ti asciughi arriccia i capelli – mi sono stirata tirata allungata i capelli, mi sono indossata al contrario -, e dalla centrifuga ho visto il mondo girare, ho fatto ciao con la mano, e ho stinto la pelle ma in modo uniforme. ammorbidente non ne ho trovato e sono un po’ rigida nei movimenti, ho ancora la lingua che sa di sapone ma sono pulita e cammino con gli occhi a terra e le cuciture a vista e con l’indicazione, non sono delicata, sono un corpo tessuto da mani callose e sottopagate in qualche terra non troppo lontana, addosso al quale puoi appartenere a te stesso.

la ragazza dai capelli strani

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