giovedì 26 novembre 2009

Siamo pittori o imbianchini con colore?

Le mattine, tutte, ora poi, in particolare, per il tempo, la stagione, sono in bianco e nero, macchiate di grigio, lievi sfumature, vuoi per le nuvole, o il sole pigro, più di me, che si veste sempre allo stesso modo; sta a noi colorarle di colori accesi, riempiendo gli spazi nei contorni, non importa se ordinati o precisi, vanno bene anche le sbavature, basta siano speciali. Per questo usciamo di casa con in tasca tempere pennelli colori ad olio pennarelli matite lapis pastelli a cera acquarelli evidenziatori verdi rossi gialli fucsia celesti arancioni, e con questi ci appendiamo al muro dell'orizzonte e ci imbrattiamo le mani le maniche le camice e i maglioni, senza i manicotti bianchi con gli elastici alle estremità che avevamo all'asilo per non sporcare il grembiule, nel dipingere il cielo le colline, i raggi che dall'alto scendono in trasversale per illuminare il tutto. Guido così veloce, io, che le parole fanno quasi fatica a raggiungermi, svoltando a destra e a sinistra, dall'alto verso il basso, in folle in discesa, tirando le marce in salita, mentre tu, ti prego: non guidare tremando, perchè i giorni non inizieranno sempre con litigi vecchi e rincoglioniti - si può dire rincoglioniti in televisione? - ed anche se fosse ti prometto che riusciremmo pure quelli a disegnarli in altro modo, magari allungando baffi buffi sui loro volti, tanto strani e attorcigliati come quelli di Dalì esagerandoli, così tanto da farci sbuffare di risate e vergognare quasi per il nostro divertimento. Prima o poi dovremo prendere il caffè, davanti a macchinette lontane, e ci serviranno le fossette da utilizzare al posto dello zucchero, perché lo prendiamo amaro, tra un discorso, un prelievo, un vero vero falso vero falso vero vero falso, e l'altro, vero.

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