giovedì 4 marzo 2010

Giulia non esce la sera


Lezioni di nuoto per chi sa stare a galla, partendo dai fondamentali. Prima la respirazione: è sempre stato quello il mio problema principale, ad ogni bracciata cerco di respirare quanta più aria possibile aprendo a dismisura la bocca nello spazio che mi spalanca il braccio poco prima di rituffarsi in acqua; poi i movimenti sincronizzati, braccia gambe, in modo da darsi la spinta e remare con le mani; infine porsi un obbiettivo: cinquanta vasche, poi smetto.
E' quando si arriverà a metà, a venticinque vasche, più o meno, ventiquattro, giuro, che ci si accorge di essere stanchi, con il fiato corto, ma ci si accorge anche per la prima volta che ci piace, e si riparte. Il problema è che nuotare in una piscina è del tutto diverso di nuotare nel mare. Lì l'acqua è più fredda, si hanno più timori a tuffarsi, per questo alla fine si rimane in spiaggia. Ed anche se non si ha paura, se si pensa di agire per il bene, non sempre avviene quel che si spera. Così può succedere che quello che per tanto si è tanto desiderato rigiri il coltello tra le proprie mani e non te lo porga più tenendolo per la lama, in segno di resa, un gesto di pace, un "abbandoniamo le armi", quanto invece con quella stessa lama sferri colpi e fendenti uno dietro l'altro, provocando ferite più profonde nell'animo che nel fisico, più atroci di quelle che magari hai commesso tu nei tuoi sbagli. Allora rimane solo il tempo di una piccola soddisfazione, il ritaglio di uno sfizio, prima silenzioso e represso davanti allo specchio di una realtà che vorresti tua ma che invece non ti appartiene, poi intera lunga tutta una notte, prima di partire o tornare, e non tornare più.

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