lunedì 20 settembre 2010

Bjork lo sa

forse non ce ne rendiamo conto ma molto presto ciò che abbiamo vissuto, agli occhi dei più giovani, diventerà classico. le persone invecchiano, cambiano. una foto può far apparire qualcuno come un ricordo di se stesso. se penso alla bjork sbarazzina di inizio carriera, con quell'aria da folletto magico spuntato da chissà quale angolo della sua islanda, è diversa da una qualsiasi immagine della bjork di oggi. è sempre una specie di folletto magico, è vero, ma è cresciuta. conserva alcuni colori di se stessa a quei tempi, in più ha aggiunto qualche linea, delle ellissi, non parlo solo del volto, non di rughe, ma di veri e propri cerchi, come quelli sul grano fatti o presunti dagli alieni. ha modificato l'immagine di se stessa quel tanto che basta per farsi nuova mantenendo sempre una traccia riconoscibile.
potremmo passare infinite serate a discutere poi se questa modifica l'abbia fatta in modo volontario oppure del tutto inconsciamente. la natura è possibile abbia fatto il suo corso, non lo metto in dubbio, però penso che una qualche parte in questa trasformazione bjork ce l'abbia. chiunque ha un po' di potere su se stesso, non tanto forse sul cambiare quanto piuttosto sul come cambiare. è inevitabile diventare diversi ogni giorno che passa, anche se non lo notiamo. ci diciamo davanti allo specchio: tutte le mattine qui mi lavo i denti, mi sciacquo la faccia, me l'asciugo e poi mi guardo. tutte le sante mattine. è normale non notare quei microcambiamenti che alla lunga portano a trasformare la mia faccia. così, quando per strada incontri un amico di vecchia data, non ti stupisci neppure più appena lui dice: cavolo, sei cambiato davvero molto, sei quasi un'altra persona.
balle. se fossi davvero un'altra persona, pensi, allora per quale motivo ti saresti fermato a salutarmi? vuoi forse raccontarmi la stronzata di avere un altro amico che per caso somiglia così tanto così poco a me da farti confondere su quale dei due tu possa incrociare per strada? non credo. è più probabile che, si, io sia cambiato, non lo metto in dubbio, ma qualcosa sia rimasto in superficie a suggerirti chi io sia veramente. ricordi? quello che alle superiori ti stava dietro di banco, quello che ti chiedeva sempre gli appunti di storia. fosse cambiato tutto soltanto sotto, non te ne saresti accorto. magari mi avresti visto ingrassato, o ingrossato, scegli tu, perché tutti i cambiamenti li avrei nascosti sotto la pelle, scavando buche dentro di me e nascondendoci ogni cambiamento che mi sarebbe corso incontro nell'arco di tutti gli anni durante i quali non ci siamo visti. una specie di tesoro dei pirati. se tu avessi una mappa potresti anche scavare nel punto esatto dove è disegnata la x.
allo stesso modo se fossi cambiato soltanto all'esterno, sopra la pelle, di sicuro sarei diventato talmente diverso da non farmi più riconoscere. saresti passato a due passi da me senza accorgerti che un tuo ex compagno di scuola ti camminava accanto. io al contempo avrei dovuto vivere con il fardello di essere un'altra persona pur essendo sempre la stessa identica di quando andavamo a scuola, visto che non cambiando dentro sarei diventato poco più maturo, se non immaturo, i miei interessi sarebbero rimasti uguali, i miei piaceri, pure, immutati. una visione piuttosto triste, non trovi?
invece sono cambiato sia in superficie che in profondità, da entrambi i lati della pelle: fuori dove c'è l'aria, ma anche dentro dove c'è il sangue. a volte ho cercato di mescolare i due sistemi, portare ciò che era dentro fuori e portare dentro ciò che era fuori, ma non mai avuto dei buoni risultati. quasi sempre ho finito per sanguinare. quello si, il sangue, è uscito per varcare la soglia della pelle, ma mai con esiti positivi. il più delle volte mi faceva un male cane, e quando non mi procurava dolore mi lasciava enormi cicatrici a ricordarmi del suo passaggio. oltretutto il sangue si rigenera, quindi è inutile svenarsi per portarlo fuori, farlo sanguinare via, tanto poi ritorna, se non lo stesso, dentro.
bisogna sapere trovare un equilibrio, tra quali cambiamenti inscatolare dentro e quali invece portare fuori. di solito è un'abilità spontanea, un di quei tratti ereditari che ogni generazione si porta dietro dalla precedente, a volte pure migliorandoli.
questo è quello che pensi mentre per strada stringi la mano a un tuo amico che non rivedevi da molto tempo. sono tante cose, eppure ti passano per il cervello in un micromillesimo di secondo, velocissime. non te ne accorgi neppure. perché alcuni pensieri li fai senza starci troppo a riflettere, li fai d'istinto. così come le decisioni. bjork non si sarà neppure resa conto di cambiare, proprio come non ce ne accorgiamo noi, ma in un attimo senza accorgersene ogni giorno decideva quali cambiamenti porre fuori dalla sua pelle, in modo da farli vedere anche agli altri, e quali invece tenere dentro.
non è mai troppo prudente mostrare i cambiamenti più importanti all'esterno. ci sono un sacco di sconosciuti in giro curiosi di potere sbirciare qualcosa. per questo quasi tutti nascondiamo ciò che ci cambia davvero, alle fondamenta, alle viscere, proprio nelle viscere stesse: dentro. tutti vedranno i cambiamenti che avrai deciso di tenere in superficie, quelli della pelle: le rughe, i tagli, le ferite. poche saranno le persone che vedranno, o capiranno, o intuiranno, i cambiamenti lasciati dentro, sotto la pelle: gli amori, le passioni, gli interessi, ciò che ti piace, che ti eccita, che ti elettrizza.
il te che avanza nel tempo, che viaggia nel tempo, ogni giorno, alla velocità di un giorno al giorno, è la commistione di questi cambiamenti, quelli esterni e quelli interni. una pozione magica da mescolare, un intruglio fatto dei peggiori acidi trovati e le migliori felicità provate. chi nota solo i cambiamenti esteriori, fuori dalla pelle, non ti conosce: ti riconosce. è ben diverso. e questo bjork, per esempio, lo sa.

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