martedì 21 settembre 2010

Dieci Inverni


dieci inverni sono il fuso orario tra venezia e la russia. c'è lo stesso freddo, anche e il ghiaccio copre solo il suolo di mosca e dintorni. lui e lei si abbracciano, si spingono, si affannano per trovarsi nel momento opportuno e non quando il caso non lo vuole. ci riescono poco, e quando ci riescono collidono ruggenti andando a scontrarsi con violenza contro le futili gelosie del momento.
l'arte del non dire ma di capirsi, con problemi, spesso creati da se stessi, di due ragazzi che si vedono crescere sbattendo la testa contro il tetto, il cuore contro i sentimenti, e le labbra contro altre labbra. sarà necessario perdersi e ritrovarsi, incontrarsi per caso, così come per caso non imbattersi per strada, oppure vedersi e fare finta di niente.
un film spezzato, a tratti in modo netto, che magari stenta a decollare, con un inizio durante il quale ci si sente un po' spaesati, durante il quale non si capisce bene il senso di questo rapporto nato strano per volere e cresciuto altrettanto strano per peccati di gioventù. ci sono punti esili, legami della storia troppo poco stretti, facili si sciolgano e slegandosi si perdano un po' via, ma nonostante questo i due protagonisti coinvolgono, per quanto strani nelle loro strane stranezze, superano un primo momento di imbarazzo, durante il quale si muovono impacciati nel tentativo di orientarsi nei nuovi punti cardinali dettati da questo abbozzo di rapporto, amicizia affetto legame, che ancora non è nato, lo si vede lo si sente e lo si avverte anche solo sotto pelle, nascosto dai sorrisi non ancora sinceri ma di circostanza a coprire altro o dai dispetti infantili con i quali si mascherano tempeste alle quali ancora non si capisce quale nome dare, ma che scalcia irrequieto nel ventre di entrambi. si legano stretti una prima volta, la prima, battendo quella che potrebbe sembrare timidezza, si sorreggono senza toccarsi per una sola notte, e poi si sciolgono senza spiegazioni - non sempre le vette fisiche si sovrappongono alle vette emozionali. capiranno quanto lavoro sarà necessario per allacciarsi in modo netto, come lacci delle scarpe. impareranno a fare nodi e doppi nodi, a mettere un dito per fare il fiocco, a cadere quando inciamperanno nelle stringhe slegatesi all'improvviso - stringhe troppo lunghe che finiranno per somigliare a fruste e come fruste a frustarli - sbucciarsi le ginocchia, sanguinare, leccarsi le ferite e andare contro, testardi nella loro sicurezza disseppellita dalla pancia, andare contro quella forza che li tiene lontani, una forza che non conoscono ma sentono potente sia nel respingerli, ma in fondo anche nell'attrarli.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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