mercoledì 11 maggio 2011

Considera l'aragosta

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Non stupisce se non riesco ad apprezzare l’ironia che è davvero al cuore di Kafka: e cioè che lo sforzo mostruoso di affermare un sé umano risulta in un se la cui umanità sarà inscindibile da quel mostruoso sforzo. Che il nostro infinito e impossibile percorso verso casa in realtà è già casa. È difficile metterlo in parole, sulla lavagna, credetemi. Potete dire loro che forse è un bene se non “colgono” Kafka. Potete chiedere di immaginare che tutte le sue storie siano una specie di porta. Di immaginare noi che ci avviciniamo e battiamo a questa porta, sempre più forte, battiamo e battiamo, non solo perché vogliamo entrare, ma perché ne abbiamo bisogno; non sappiamo cosa sia ma possiamo sentirlo, questo desiderio disperato e assoluto di entrare, e battiamo e spingiamo e calciamo. Finché ecco che la porta si apre… e si apre verso l’esterno - eravamo già dove volevamo essere sin dal principio. Das ist komisch.

Da un certo punto di vista, la pubblicazione di qualsiasi nuovo libro ben fatto sull’uso dell’americano è sempre accompagnata da una certa ironia. E cioè le persone che si interessano a questo libro sono anche quelle che ne hanno meno bisogno – offrire consigli sulle finezze dell’inglese statunitense è come predicare ai convertiti.

Un collega Snob di mia conoscenza ama dire che ascoltare gente parlare in pubblico di solito è come guardare qualcuno che usa uno Stradivari per battere chiodi.

Di solito che ascolta è in grado di capire cosa intendo quando mi sbaglio e uso desumere invece di presumere o dico indicare per dire. ma molti di questi solecismi – o anche solo farraginose ridondanze come “La porta era di forma rettangolare” – richiedono almeno un paio di nanosecondi di sforzo cognitivo in più, una specie di rapido processo di filtraggio e scarto, prima che il destinatario capisca. Tutta fatica in più. Quanta, esattamente, è discutibile, ma sembra innegabile che quando non rispettiamo certe convenzioni carichiamo l’interlocutore di qualche peso interpretivo in più.

-Mi dica, sig. N-, poniamo il caso che qualcuno, tipo uno straniero o un reporter della Tv o che so io, passasi di qui e le chiedesse che scopo hanno esattamente tutte queste bandiere dopo quello che è successo ieri, lei cosa pensa risponderebbe?

Ottenere il massimo a diciassette anni e perderlo a ventuno a causa di eventi che sono al di fuori del tuo controllo è esattamente come morire solo che poi devi continuare a vivere.

Dando per scontato che siate giovani elettori, vale di nuovo la pena di spendere qualche istante del vostro tempo prezioso per valutare le implicazioni delle due ultime affermazioni dei tecnici. Se siete annoiati e disgustati dalla politica e non vi disturbare a votare, di fatto votate per gli arroccati establishment dei due principali partiti, i quali, potete starne certi, stupidi non sono, ma anzi hanno una consapevolezza profonda di quanto gli convenga mantenervi in una condizione di disgusto e noia e cinismo, fornendovi ogni possibile motivazione psicologica perché il giorno delle primarie ve ne stiate a casa a farvi i cilum guardando Mtv. Sia chiaro: avete tutto il diritto di stare a casa, se volete, ma non prendetevi in giro pensando di non votare. In realtà, non votare è impossibile: si può votare votando, oppure votare rimanendo a casa e raddoppiando tacitamente il valore del voto di un irriducibile.

È naturalmente molto meno difficile suscitare nelle persone autentica rabbia, indignazione e risentimento, piuttosto che indurre gioia, soddisfazione, senso di fratellanza eccetera. Queste ultime sono emozioni fragili e complesse, e ciò che le provoca varia moltissimo da persona a persona, laddove la rabbia e altro sono emozioni più primarie, universali e facili da stimolare.

David Foster Wallace

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