martedì 10 marzo 2009

In memoria

Erano in due. Li abbiamo fatti entrare in casa, noi, aprendogli la porta e facendogli pure tutti gli onori del caso. Ci hanno guardato come se stessimo festeggiando qualche festività che loro non conoscevano. Poi ci hanno squartato, conficcando la lama affilata e pulita poco sotto l'ombellico. La forza non è niente quando una punta di un qualsiasi materiale entre facile facile dentro la carne. Hanno alzato il braccio, facendo scorrere il coltello dal basso verso l'alto, colpendo l'estremità bassa dello sterno e fermandosi là. Prima uno lo ha fatto a te, e quasi in contemporanea l'altro si è voltato verso di me facendo la stessa identica cosa. Un lavoro certosino, da danzatrici o da nuoto sincronizzato. Ci hanno squartato e li abbiamo lasciati fare.
Ci hanno spogliato di tutto quello che avevamo addosso. Siamo rimasti nudi, sia dentro che fuori. Con le budella arrotolate di fronte agli occhi, sparse sul pavimento ad imbrattare di sangue tutte le mattonelle chiare che avevamo comprato e montato con tanta pazienza. Ci siamo trasformati in animali imbalsamati, pronti ad essere imbottiti ma non ancora impagliati. Diventeremo come le mummie egiziane, ti volevo dire, senza tutte le cerimonie e le tombe a piramide, o il Nilo che straripa durante la stagione del raccolto, e sparge il limo, e fa mangiare tutto il popolo; diventeremo come Tutankament o Cheope, anche se nessuno ci conoscerà o ci studierà nei libri di scuola elementare, ma saremo pur sempre dei faraoni. Ed invece ci hanno appeso alle pareti, neppure troppo in alto, a grondare sangue come dei maiali al macello.
Aspettiamo a diventare leggeri. La parola peso, per quanto possa sembrare strano, non ha peso. E mentre ci prosciughiamo, io guardo te, tu guardi me, ed insieme guardiamo la nostra casa: teatro degli orrori e di quello che non verrà.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Perche non:)

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie