giovedì 22 ottobre 2009

Cantami una canzone

Siamo in salotto a casa mia. La musica suona dalle casse sopra la libreria. La tv è spenta, un quadro nero sulla parete. La luce è quella tenue e caldo della lampada a risparmio energetico vicino alla finestra: le servirà del tempo per illuminare bene tutta la stanza, ma per ora va bene, va benissimo questo fuoco leggero che non arriva a tutti gli angoli.
Io sono seduto sul divano - maglia a maniche lunghe, jeans e scarpe da ginnastica - un po' di traverso a tagliare le gambe verso di te - camicia aderente, stretta a fiori, fuori dai pantaloni portata così come piace a me, lingue di stoffa a leccare le tue cosce coperte dai jeans scuri. - Sei in piedi davanti alla parte angolare della libreria, dietro e sopra di te la luce. Stringi in mano un microfono immaginario e canti in playback atteggiandoti come le dive degli anni '30 rimodernizzate in qualche modo. Siamo soli. Io sorrido, ignorando il fatto che qualche giorno fa mi ha rimproverato di sorridere troppo. E come dovrei fare per esprimere questa leggera felicità che mi prende in certi momenti, ti ho chiesto io. Devi abbracciarmi, mi hai risposto allora, sedentoti davanti a me sulle mie ginocchia mentre io ero ancora seduto sul divano. Hai portato le mani dietro la mia nuca, appoggiando i polsi alla base del mio collo, hai avvicinato la testa alla mia e hai preso a respirarmi sempre più vicino. Hai capito, hai chiesto allargandoti anche tu in un sorriso: ho dovuto frenarmi per non cadere in un tuo bacio, in uno di quei nostri baci voluttuosi in cui ci perdiamo la notte, ad occhi chiusi, abbracci sparsi sui cuscini e sospiri persi nei nostri sogni.
Ora finisci di cantare e ti lasci cadere sul divano accanto a me.
"Cazzo." Sospiri in uno slancio di reale femminilità, fingendo la stanchezza di una vera esibizione. La musica va avanti, il cd prosegue dopo pochi secondi di silenzio verso la canzone successiva. Appoggi la testa un po' sul mio petto un po' sulla mia pancia, allungando le gambe e appoggiando i piedi con le tue allstar consumate sul bracciolo opposto del divano. Quando ci tocchiamo si sente il brusio elettronico dei cavi dell'alta tensione.
Siamo come i nostri nervi, in questo momento, distesi e rilassati. Si respira un'aria tranquilla, di mare calmo senza onde in superficie. Un bellissimo paesaggio di distesa d'acqua infinita, con quel morbido ondeggiare di brevi creste appena accennate in superficie: sembra un ballo lento e sensuale, su note sinuose in leggere curve.
"Lo sai vero - chiedi poi all'impreovviso. - che tutto questo non sta veramente accadendo."

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