martedì 6 ottobre 2009

Tutti i giorni cercavo di tagliare i freni

Quando percorrevo la Milano Napoli in su e in giù nell'arco di un giorno rischiando di schiantarmi alle sei di mattina su un guard-rail anonimo di sinistra in corsia di sorpasso un bel po' sopra Bolonga tra Piacenza Sud e Piacenza Nord dopo aver superato indenne la barriera del Mugello fatta di tir e macchine in coda a motori accesi su mattine ancora spente turchesi all'orizzonte dove spariva la striscia tratteggiata che separava il sorpasso dalla marcia e del sole ancora nulla fino a Lodi scusi dov'è il lago di Garda? tu aprivi il bauletto porta oggetti e rovinava fuori una cascata di scontrini autostradali ricevute di benzinai distributori automatici di gasolio e dicevi che ad annusarmi sapevo troppo di asfalto pneumatici consumati freni bruciati quando invece i freni secondo te non avrei dovuto usarli anzi avrei dovuto andare il più veloce possibile e anche di più così almeno sarei arrivato prima non sapevi dove o forse lo intuivi visto che conoscevo la tua via e il tuo indirizzo l'interno il campanello e il portone che si apriva una sera si e due no perché non volevo disturbare e tua madre che guardava la tv in salotto o era fuori dalle amiche lasciandici il permesso di andare senza troppe scuse o fraintendimenti sensi di colpa o storie da raccontare anche se ora eravamo grandi adulti e vaccinati in camera tua stare attenti a non calpestare il tappeto appena lavato sedersi sul letto uno accanto all'altro e parlare di quello che tu volevi che io volevo che noi volevamo ma che non facevamo per paura di qualcosa che poi non abbiamo mai visto davvero negli occhi se non nei tuoi e nei miei mentre mi dicevi che ero andato troppo lento nel venire a casa tua perché ci avevo messo troppo e quel troppo tempo perso nelle strade l'avevamo perso per sempre senza più poterlo riempire con parole che sbattevano sul palato sui denti usando la lingua come pala con cui scavare lo spazio che rimaneva distante ancora tra le mie labbra e le tue labbra che si muovevano sempre più veloci nel dirmi che non sapevi più come diavolo fare per farmelo capire di non usare quel maledetto pedale centrale della macchina per frenare e rallentare perché anche per scrivere dicevi non devi neppure usare la punteggiatura devi eliminare ogni singola virgola e procedere sempre più veloce nella pagina senza stop o dossi artificiali rotonde a cui fermarti passaggi a livello chiusi su semari rossi divieti di accesso devi andare e superare ogni cosa dicevi senza porti limiti giù per la pagina fino a quando non ne vedi il fondo e anche allora non perdere tempo a voltarla che perdi il ritmo ma continua a scrivere sul tavolo sulle ginocchia sulle mani e sui polsi solo così sarai veloce abbastanza da venirmi a trovare ogni sera ogni dannatissima volta che il sole si nasconde fuori si fa buio io accendo la luce di camera e apro la finestra per farti entrare di nascosto così dicevi e allora io mi esercitavo sempre il più possibile a viaggiare a centottanta all'ora tra le frasi impiastricciate sparate fuori dalla penna blu che mi sembravano sempre lo stesso banali e senza una vera profondità che avrei invece voluto dargli ma tu sorridevi e sbocciavi in petali di fantastica gioia così che io ti baciavo con le parole e senza neppure guardare a quanto ero maledettamente dilettante ripartivo ad esercitarmi e cercavo di superare i centottanta sfiorare i centonovanta fino ad arrivare ai duecento e non mettere neppure un punto quando

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