lunedì 17 dicembre 2007

I Fantastici 3

Una fantastica, ed esilarante, recensione di
Valerio Evangelisti (da Robot N. 52)

Ci sono film che vedo e poi cerco di dimenticare, per preservare la mia mente in buone condizioni. Uno di questi è I fantastici 4. Visto prima incompleto durante una lunga trasferta aerea (e non credevo ai miei occhi), e dimenticato. Poi rivisto in dvd e dimenticato di nuovo. Rimaneva però un vago, indefinito sentore di boiata. Dato che per Robot scrivo solo critiche a film di merda, ho dovuto rivederlo una terza volta. Le mie sensazioni iniziali hanno trovato piena conferma.
Devo subito dire il lato positivo del film, direi l’unico: la graziosa Jessica Alba. Dagli extra del dvd appare stupidotta anzichenò, una specie di velina degna di Striscia la notizia. Però resta un gran bel vedere. Spero che esca prima o poi un’edizione condensata de I fantastici 4, comprendente solo le scene in cui appare lei. Tutto il resto è superfluo.

E dire che il film inizia benino. Quattro astronauti partono in missione e vengono investiti da una pioggia di raggi cosmici. L’esito è drammatico: tornati sulla terra, uno diventa elastico e si può allungare a dismisura; un secondo, fatuo frequentatore di discoteche che parla come i personaggi di Isabella Santacroce, sprigiona calore e può volare e incendiare a piacere; Jessica è capace di rendersi invisibile; il più sfigato, The Thing, la Cosa, è trasformato in un ciccione di pietra e, a differenza degli altri, non può tornare a condizioni umane.
Buono anche l’avvio dell’esistenza della Cosa, il personaggio più problematico. Vive con sofferenza la sua nuova natura, prova dolore quando la moglie lo schifa (nei panni di lei avrei fatto lo stesso: passi vivere con un grassone, ma con un sasso è troppo). C’erano tutte le premesse per una bella crisi esistenziale.
Invece no. La Cosa, che è di buon cuore, partecipa al dolore di un aspirante suicida. Dimentica il proprio problemino (essere un’orribile statua pietrosa) e si lascia investire da quelli di lui. Per salvargli la vita, quasi distrugge il ponte di Brooklyn, provoca centinaia di tamponamenti (chissà quanti morti o feriti, ma non viene detto), fa sì che un autobus scolastico resti in bilico sul fiume Hudson, carico di bambini.
A questo punto intervengono l’uomo elastico e la donna invisibile, che passavano di lì. Unendo le loro doti salvano l’autobus. A quel punto, uno si aspetterebbe che la folla linciasse chi ha provocato il resto del disastro. Niente affatto. Applaudono tutti, inneggiando ai “Fantastici Quattro”. Come quella gente sappia che sono quattro, visto che l’uomo torcia non è intervenuto, non si sa. Le leggi della telepatia sono tutte da esplorare.
Mentre continuano gli applausi appaiono finalmente forze di polizia, pompieri e vigili urbani, fino a quel momento assenti. Il crollo del ponte di Brooklyn, dopo l’11 settembre, è in effetti un incidente minore, da prendere con calma. Idem per diverse centinaia di scontri fra automezzi. Ci si aspetta che gli uomini della legge arrestino chi ha provocato quel casino. Niente affatto. Sono anche loro contenti e commossi.
Nei giorni successivi, i quattro reagiscono con fastidio alla pubblicità che li circonda. Vorrebbero l’anonimato. Tanto è vero che, per favorirlo, indossano tutine aderenti con il numero 4 bene in vista.
Si ritirano comunque in un laboratorio avveniristico, dove l’uomo elastico, che è anche scienziato, cercherà di riportarli alla normalità. Il guaio è che il padrone del laboratorio è stato investito anche lui dai raggi cosmici, dotati di qualità che Einstein non sospettava: controlla l’energia elettrica, è diventato cattivissimo e ha una forza spaventosa. Si profilano complicazioni.
A questo punto devo precisare che non sono pregiudizialmente ostile ai supereroi di matrice fumettistica. Ho apprezzato molto i primi due Batman (più Batman Begins) e i primi due Spider-Man. Mi ha però sempre lasciato sorpreso la rapidità con cui il superuomo riesce, nelle situazioni più impensate, a indossare da un momento all’altro la propria uniforme, con tanto di maschera e di mantello. E’ vero che a volte si rifugia in una cabina telefonica o in un cesso, ma uno si domanda dove tenesse tutti quegli indumenti fino a poco prima. Poi mi capitò di vedere in un fumetto (non domandatemi quale: ho già detto che certe cose le rimuovo) il protagonista estrarre la sua tuta da un anello. Ricordo che mi dissi: “Ah, ecco”. D’altra parte, se Eta Beta porta ogni sorta di cose nelle mutande, perché non dovrebbero farlo i supereroi? Hanno le mutande anche loro.
Tuttavia, ne I fantastici 4, il problema non è questo. All’inizio del film si vede la nostra Jessica in grave imbarazzo. Lei diventa invisibile, i suoi vestiti no. Per scomparire del tutto deve denudarsi, il che le causa problemi allorché ricompare. La faccenda è divertente, anche se è inutile sbavare: le speranze degli spettatori di sesso maschile saranno deluse, non si vede proprio nulla.
Nella seconda metà della pellicola, invece, Jessica diventa invisibile con tutta la tuta, e magari anche con l’orologio, se ne porta uno. E’ un enigma, come ne esistono tanti tra terra e cielo.
Torno alla parte finale del film, che riassumo. Cattivo scatenato, la Cosa rapita e liberata dagli amici, tonfi, scoppi, fiamme, incendi, disastri, trionfo finale del bene.
In pratica non ricordo un cazzo. Dovrò rivedermi il tutto una fantastica, quarta volta.
Forse allude a questo l’unica scena che mi è rimasta in mente: il discotecaro-torcia che, nel finale, disegna il numero 4 nel cielo notturno. In omaggio al ripudio per la pubblicità che il quartetto supereroico non ha fatto che invocare.
Mi faccio di pietra e rinuncio ai commenti.

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