giovedì 27 dicembre 2007

Ponti



E' strana, ed a tratti pure incomprensibile, la segreta e sconfinata gioia che alcune persone provano nel far crollare i ponti. La maniacale precisione con cui sistemano le cariche, alla base di precisi calcoli che li portano a determinare quale pilastro sia il più portante e quale ad esempio cadrà per primo scatenando così un tragico effetto domino, potrebbe paragonarsi solo alla sensualità languida espressa nell'atto del corteggiamento.
La preparazione dell'esplosivo e tutti i preliminari che porteranno alla demolizione del ponte sono una gioia quasi magnetica per alcuni individui; ma così come accade per il corteggiamento, dove giochi di sguardi, frasi allusive, e carezze sfiorate ne fanno da padrone e regalano attimi di bellezza trasparente, così tutti i preparativi alla demolizione non rappresentano il vero e proprio fine, il vero piacere: in un caso l'amore, se non quello con la A maiuscola almeno un sentimento che vi si avvicina; nell'altro il crollo del ponte.
In entrambi i casi la felicità che si gode ad assaporarne i momenti non è altro che un mezzo, un antipasto, per arrivare alla meta, o alla portata, principale.
Perchè certe persone paiono godere e provare una soddisfazione quasi sessuale nel far crollare i ponti: strutture che uniscono due lembi di terra che altrimenti risulterebbero separati e irraggiungibili gli uni dagli altri.
Questo non è un male, o un qualcosa da condannare e ripudiare. Basta che nel momento della distruzione nessuno si trovi a metà strada del ponte, intento a raggiungere l'altra sponda. In questo caso non c'è da colpevolizzare chi ha cercato in un modo come un altro di appagare un suo piacere: c'è solo da sperare che il ponte non sia troppo alto, e che la persona che vi si trova sopra se la cavi rimanendo gravemente ferita, e non uscendone morta.

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