mercoledì 30 aprile 2008

Segui la corrente...

Dentro...dicesti che c'era qualcosa dentro, e che niente sarebbe stato capace di tirarlo fuori. Tutto sembrava così vuoto che pure la pelle pareva essere stata spazzata via. Invece era semplicemente bruciata, così bruciata che difficilemente riuscirò mai a dimenticarlo.
Avevi ragione. C'era qualcosa dentro, e si aggrappava con baci e carezze per non uscire. Era come se avesse paura di quello che avrebbe potuto trovare. E allora gridava, e lanciava urla in luoghi immaginari, che io e te non potevamo vedere ma che potevamo distruggere.

"Vieni. - Dicevi. - Vieni con me, se hai il coraggio. Tu lo sai che io ti amerò fino alla fine, come se tu fossi l'unico, come se i minuti non esistessero, e non mi ricordassero di quanto stupide siano le parole che ho appena detto." Mi guardavi e non tremavi. Rimanevi davanti a me: ferma, decisa, e il domani era lento ad arrivare, così lento che sembrava non arrivare mai.

Tutto ora ha l'apparenza di una enorme, mastodontica, ombra celebrale. Una di quelle che cadono insieme alla pioggia quando un altro momento muore, o si infrange solamente nel freddo del presente. Niente è fatto per durare in eterno, ed anche se ora te non fai altro che piangere, dovrai pur renderti conto che tutta questa corsa non è altro che una marcia verso il giorno in cui te ne andrai. Così te, così io: così come ogni altra cosa.

"Se davvero pensi questo, come mai rimani notti e notti a guardarmi dormire? - Il freddo parve avvolgermi più delle tue parole. - Sii coerente almeno una volta nella tua vita: nessuno può spiegare questo, quello che c'è tra me e te voglio dire... non lo so spiegare io, così come non lo sai spiegare te. Quindi, per piacere, non tirare in ballo qualcuno più grande di noi, o di chiunque altro: nessun'altro ne sa un cazzo più di noi. Dobbiamo solo trovare le parole giuste per... per dargli un senso... un significato."
"Tu credi davvero che queste parole esistano?"
"Non lo so, ma se non dovessero esistere sono pronta ad inventarle; a partorirle io, se necessario."

E' questo che stai facendo ora? Porti in grembo il significato della nostra realzione? Ti prego, non rispondere. Lascia solo che la musica faccia la sua parte. Mi basta guardarti per capire quello che fino a qualche tempo fa non credevo possibile. E' per questo che adesso chiudo gli occhi, perchè voglio rimanere ancora per un po' in quel nostro privato sogno che pareva essere il mondo intero. Il nostro piccolo paradiso terrestre, prima che le parole venissero ad adornarlo oltre misura.

Ora, dove c'era una semplice strada, ora c'è un trono e seduta sopra quel trono ci sei tu. Ti guardo mentre splendi con la tua corona, e fai in modo di spazzare via ogni mia preoccupazione: porti in mano lo scettro della mia felicità, e lasci calare la notte sulla mia nuca.

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