martedì 7 dicembre 2010

Di inizi e fondamenta

tutto ha un inizio. prendi questa storia.

quale storia?

questa qui. per quanto banale e storpia possa essere puoi identificarne bene bene l'inizio, così come poi ne potrai identificare allo stesso modo bene la fine.

non ti seguo.

noi ora siamo qui, stiamo parlando, no?

si.

questo è l'inizio di una storia.

una storia? questa non è una storia. siamo solo noi due che parliamo.

dipende da che punto di vista ti metti a guardare tutta la faccenda. se ti metti nei tuoi o nei miei panni sono d'accordo con te, siamo solo io e te che parliamo. ma se ti alzi un po', se ti metti a osservare noi due da un livello più alto, se ci guardassi da una nuvola, magari, tutto questo sarebbe una storia.

ok, ora ci sono. però se, metti caso mi sdraiassi su una nuvola, a pancia sotto, appoggiando il mento sulle mani e piegando le ginocchia, sorvoliamo sul fatto che dovrei essere morto per finire in una situazione del genere, ma mettiamo sia solo un fatto secondario, un banale effetto collaterale di tutta questa nostra fantasia, ok?

va bene.

se fossi davvero su una nuvola e mi mettessi a osservarci, ora, mentre parliamo, la tua affermazione non sarebbe più del tutto vera.

in che senso?

nel senso che questa storia non avrebbe un inizio. o almeno non sarebbe certo quello che intendevi tu. quando lo hai detto sottointendevi che per te l'inizio di questa storia fosse proprio te che dicevi: tutto ha un inizio, prendi questa storia. invece se io stessi osservando questa scena dall'alto, la tua frase sarebbe solo una frase qualsiasi tra tante altre frasi, una tra quelle successive ma anche una tra quelle precedenti.

ora sono io a non seguirti.

quando hai detto: tutto ha una storia, prendi questa storia, lo hai detto per iniziare un discorso, ma allo stesso tempo ne hai chiuso un altro. prima di dirlo avrai di sicuro detto altro, magari pure connesso all'inizio di questo discorso. potevi avere fatto un preambolo, affermando qualcosa che poteva anticipare tutto questo discorso. che ne so: eravamo seduti a prendere un caffè e io avrei potuto iniziare a parlare di storie sconclusionate, senza senso, delle quali non capivo il motivo per il quale una persona si potesse prendere la briga di raccontarle, storie senza capo né coda. al che tu avresti potuto interrompermi e dire: tutto ha un inizio, prendi questa storia. ma questa storia non inizia con la tua frase, questa storia magari nasce dalla tua frase, ma viene concepita ben prima che tu la pronunci. quindi l'asticella dell'inizio di questa storia dovrebbe essere spostata un po' più indietro. ma quello che dici, quello che fai, non può essere spezzettato, diviso in compartimenti stagni. è un flusso. non puoi dividere un flusso, altrimenti non è più un flusso. se ti guardassi dall'alto, sempre dalla stessa nuvola, è molto probabile che non solo ti avrei guardato ben prima del tuo falso inizio, ti avrei guardato di sicuro mentre saremmo stati seduti al caffè, ma ti avrei osservato anche quando a casa avresti pensato al tuo discorso sull'inizio di tutto, sulla possibilità di vedere l'inizio di qualsiasi cosa. allo stesso tempo, visto che guardo tutto dall'alto, avrei potuto vedere pure me che a casa rimango al telefono per un'ora di fila con un mio amico che non fa altro che parlare di cose sconclusionate e senza capo né coda, telefonata da cui poi sarebbe derivato il mio sfogo con te. e già qui le cose sfuggono notevolmente di mano, perché non abbiamo più un solo inizio, ma ne abbiamo già due: il mio e il tuo. poi potremmo continuare ad alzarci, a guardare tutta la situazione da ancora più in alto. in questo modo potrei vedere pure il motivo per cui il mio amico avrebbe deciso di chiamarmi, cosa lo avesse spinto a farneticare al telefono per tutto quel tempo e come mai in tutto quel suo raccontarsi non ci fosse alcun ordine logico. magari suo padre era stato male e si sentiva sconvolto, non ce la faceva a riordinare le idee per potersi esprimere al meglio, che ne so. sta di fatto che a questo punto gli inizi sono tre, se non di più.

non era proprio quello che intendevo dire.

lo so, capisco quello che volevi dire, ma il problema è che tu guardi a tutto quanto come se fosse un fiume, che ha una sorgente e una foce, quando invece sarebbe più giusto vederlo come un mare, un oceano, dove tutto si confonde.

hai ragione, ma devi concordare con me quando dico che tutto questo comporterebbe un casino di tempo, nessuno potrà mai permettersi di analizzare qualsiasi cosa. seguendo il tuo ragionamento niente ha un vero e proprio inizio, qualsiasi cosa deriva da qualche altra cosa che l'ha preceduta, che l'ha spinta a succedere.

è vero, è proprio così. ogni gesto, per quanto slegato magari dal contesto, non è mai frutto del caso. vedi, le azioni, le azioni di chiunque, hanno delle fondamenta. senza di queste crollerebbero in un momento. prendi gli ubriachi...

ma a volte abbiamo la necessità di dover porre dei limiti! non possiamo analizzare ogni gesto in base alle sue fondamenta, come le chiami te. questo ci porterebbe a dovere controllare anche le fondamenta delle fondamenta. senza contare la possibilità di dover esaminare anche le fondamenta che potrebbero avere influenzato in un modo o nell'altro le nostre fondamenta. sarebbe un circuito infinito che tende a ramificarsi in miliardi di miliardi di nodi.

proprio così.

ma è senza senso! non puoi pretendere che per capire il semplice gesto di una persona, o una frase di questa persona, debba prendere in esame ogni minimo particolare che lo ha toccato. il problema è proprio questo: qualsiasi cosa affrontata nella vita potrebbe averci influenzato, o non averci influenzato. ci potrebbero essere influenze interne e influenze esterne. dovremmo controllare quelle che abbiamo, per come dire, lasciato entrare, e quelle che invece non abbiamo lasciato entrare. e se quelle che ci hanno in qualche modo cambiato fossero delle influenze esterne dovremmo gioco forza analizzare anche cosa ha influenzato queste stesse influenze per far si che avessero luogo. è un sistema con un numero di variabili infinite. servirebbero un milione di vite solo per comprendere una semplice frase, magari anche solo un saluto. una sola persona! una sola! immagina quanto tempo sarebbe necessario se volessi interagire con più di una persona.

dipende da quanto tu tenga a voler capire questa persona, a quanto tempo tu sia disposto a dedicargli. non ho mai detto che sarebbe stato semplice. in fondo capire una persona non è mai semplice, proprio perché una persona, con tutti i suoi aspetti, non è un qualcosa di semplice.

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