martedì 21 dicembre 2010

Un giorno verrò a lanciare sassi alla tua finestra

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È una cosa che non ho mai sopportato, i tempi lenti e forzati che gli adulti usano come arma pedagogica per costringerti a capitolare e a umiliarti davanti a loro. Come se il valore delle tue scelte o delle tue idee fosse proporzionale alla quantità di merda che sei disposto a ingoiare per difenderle.

Quella sera sarebbe stato sbagliato dir cose del genere: erano lì per godersela e illudersi di poter fare tutto quello che volevano, in un futuro perfettamente negoziabile.

Ma quando amiamo qualcuno come io amo nonna Selma siamo disposti a farci carico anche del peso delle bugie, pur di non rompere l’illusione che rende i rapporti quello che sono.

Ogni ragazzo svolge un ruolo preciso nella cronologia della tua evoluzione sentimentale, ma lo scopri solo dopo aver messo tra te e lui una distanza ragionevole.

Acceleriamo il passo e io mi volto per vedere se Dana ansima o se i capelli le si sono appiccicati alla testa; cerco ogni segnale che possa farmi passare la voglia di toccarla, continuando a tenere il mio corpo a distanza. A un certo punto mi avvicino per sentire l’urto dei nostri fianchi e Dana mi scivola addosso con deliberata intenzione; poi mi ficca le mani in mezzo ai capelli e li solleva in piccoli ciuffi elettrostatici. A quel punto non posso fare a meno di precipitare in questo bacio e in questa crisi.

C’è qualcosa di irresistibilmente liquido e fatale che si scatena nel tuo stomaco quando baci un ragazzo che ti piace così tanto; non sai dove mettere le mani e poi quando non ne puoi più gliele affondi nei capelli, e senti tutta l’ansia contratta nella parte bassa del ventre, e sai perfettamente dove ti porteranno i tuoi gemiti e le tue gambe aperte, sai perfettamente quale sarà la conclusione di tutto questo, e più ci pensi e più affondi la lingua, e ti lasci reclinare sul letto nella posizione che lui preferisci, allungando le mani alla cieca per spostare i capelli che si infilano ovunque.

Claudia Durastanti

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