“Beh, si… magari è vero, ma… anche se fosse… cosa potrei farci?” Farfuglio, e quando farfuglio in questo modo è sempre perché cerco di guadagnare tempo. Ho bisogno di fare un po' d'ordine tra i miei pensieri, metterli in fila, o dargli un senso; perché un conto è sapere quello che si ha in testa, un altro è invece riuscirlo a dire a qualcuno e, ancor più difficile, farglielo capire. I pensieri di solito sono sempre piccole schegge che godono di vita propria. Difficilmente, almeno per quanto mi riguarda, sto anche un solo istante senza pensare, e a volte mi capita di passare di palo in frasca: pensare una cosa e poi, senza nessun preavviso o senza alcun nesso logico, pensare a cosa fare per cena, o durante la sera, o a fantasticare di come potrebbe essere la mia vita se per assurdo vivessi in un ambiente a gravità zero.
Sono strano, lo so, e proprio per questo mi rendo conto che se dovessi mettermi a dire a Eddie tutto quello che ho dentro, di getto, senza rifletterci molto, sono sicuro che lui non capirebbe assolutamente niente. La mia testa è un po’ come una scrivania su cui sono ammassate in perfetto disordine centinaia, migliaia, o miliardi, di pagine di libri diversi: ogni libro è presente per intero, ma magari tra una pagina e l’altra c’è un capitolo di un manuale di cucina, o un trattato sulla fame nel mondo, o la prima revisione di un romanzo russo dell’ottocento.
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