mercoledì 19 marzo 2008

Semplicità

E' arrivato il nuovo Giap, il numero 21. Impossibile non riportare un breve scorcio.

Lo so: è completamente decontestualizzato, ma nonostante questo non mi sembra affatto male.



John Maeda sostiene che per raggiungere la semplicità bisogna "sottrarre l'ovvio e aggiungere il significativo". Più che una definizione è uno scaricabarile: che cos'è ovvio? Che cos'è significativo? Un libretto di istruzioni ben fatto è privo di ridondanze, ogni riga è efficace e informativa. Peccato che la realtà non sia un aspirapolvere. La u dopo la q non dice niente di nuovo, eppure in italiano scriviamo così. Amare la complessità significa interrogarsi sul nome, la storia e gli ingredienti di quello che ci sta intorno. Se vado in vacanza in montagna, non posso tornare a casa senza aver mai aperto una mappa dei dintorni. Se vado al mare in Egitto, non posso mangiare spaghetti per una settimana. Amare la complessità non significa complicarsi la vita, come facevano Aldo, Giovanni e Giacomo quando davano un nome sardo a ogni foglia, a ogni goccia di pioggia. Le foglie si chiamano foglie, ma un albero può chiamarsi faggio, quercia, ulivo, ontano, sicomoro.



di WM2

1 commento:

Anonimo ha detto...

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