martedì 11 maggio 2010

Pure noi come il mondo/2

C'era stato un tempo durante il quale lui e lei non si toccavano. Erano due punti distinti e distanti su una retta, una qualsiasi. Di tanto in tanto si sfioravano, durante le loro reciproche naturali rotazioni attorno al proprio asse; ma anche in quei momenti si sentivano comunque ben lontani.
Devi stare attenta alle parole, disse poi lui una sera.
Camminavano sul tardi per la strada deserta.
Cosa intendi per stare attenta? Chiese lei. E poi perché proprio alle parole?
Perché con le parole, rispose lui, si può dire quasi tutto.
Quasi tutto? Pensavo con le parole si potesse dire tutto.
A volte è vero. Fece lui. Altre invece no. Ad esempio: come fai a definire le parole senza usare altre parole?
Lei si fermò a guardarlo, mentre lui ancora intento nella sua spiegazione proseguiva poco più avanti: la testa china e le mani in movimento a cercare di dare una forma o un senso a quello che voleva dire.
Sorrise, luminosa come non lo era mai stata. Corse verso di lui e riprese: e come mai dovrei fare attenzione?
Perché le parole sono pericolose, fece lui, sono appuntite anche quando suonano tonde o delicate. Sono sempre pronte a ferirti.
Dici?
Lui si fermò proprio di fronte a lei. Erano arrivati ad un bivio, dopo il quale lei avrebbe proseguito diritto mentre lui avrebbe svoltato a destra. Era il momento di salutarsi.
Tu ora potresti dire che hai passato una bella serata. Potresti pure aggiungere che ti è piaciuta questa breve passeggiata che abbiamo fatto.
È vero, lo interruppe lei.
E queste sono parole buone, non dovrebbero far male. Invece una volta tornato a casa potrei accorgermi che sono mutate, che hanno cominciato a tirare fuori le unghie, come i gatti cattivi. Potrei ripensarci e credere che in fondo tu le abbia dette solo per circostanza, per buona educazione.
Non ebbe il tempo di dire nulla.
Per questo devi stare attenta alle parole. Ad usarle, o anche solo ad ascoltarle. Perché le parole possono dire tutto, e possono dire niente; dipende solo da che significato vuoi dargli, tu, in quel preciso momento.
Questo, balbettò lei con un filo di voce, questo è il motivo per cui dovrei stare attenta alle parole. Ma cosa intendevi quando hai detto che le parole possono dire quasi tutto.
Lui fece un sospiro.
Adesso, ora, potremo baciarci. Potrei prenderti la faccia tra le mani e avvicinarmi fino a toccare le tue labbra con le mie. E potrei anche descriverti ogni cosa, a partire dai nostri occhi chiusi, dall'inclinazione delle nostre teste; fino ad arrivare al momento in cui farei scivolare le dita sui tuoi capelli. Questo riuscirei a descriverlo con le parole; ma la sensazione morbida delle tue labbra, il bacio bagnato che ci scambieremmo, in tutta la sua natura, con quel misto di dolcezza e urgenza; sono questi momenti, queste sensazioni, che le parole non riescono a dire. Perché certe cose o le fai o non le dici.
Fece due passi all'indietro, sempre guardandola negli occhi, poi voltandosi si allontanò.
Quella fu la prima volta che non si baciarono.

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