mercoledì 12 maggio 2010

Pure noi come il mondo/3

Nel riallacciarsi la camicetta lei ebbe un fremito. Non era paura, neppure rimpianto. Era piuttosto un fremito di chiusura, anche se aveva problemi a definirlo in modo così preciso. Un bottone dopo l'altro dentro le asole, si accorse tutto ad un tratto per davvero che si stava allontanando da lui.
Le parve strano. Giusto pochi minuti prima lui l'aveva vista nuda, ancora una volta; ma in quel momento non aveva provato alcuna particolare sensazione. Era ancora normale. Quello stesso fremito di chiusura che sentiva mentre con il piede appoggiato al letto si risistemava le calze, mentre si rivestiva, non le aveva accarezzato la schiena quando, ancora del tutto nuda, si era chinata dandogli le spalle per raccogliere la biancheria appoggiata sulla sedia della camera. Essere rimasta con solo il reggiseno e nient'altro, da sola nella stessa stanza con lui, aveva ancora una certa dose di intimità. Una volta vestita quell'ultima porzione di confidenza, quell'esile brandello del loro rapporto, era sparito del tutto. Erano tornati due persone normali: lei una donna, lui un uomo.
Giorni dopo quella sarebbe stata l'immagine con la quale avrebbe poi visto a posteriori la loro relazione: lui ancora fermo davanti alla finestra, nudo e scalzo, con le braccia sciolte lungo i fianchi, l'espressione spenta, distaccata, come se gli occhi non fossero più collegati ai sentimenti; lei vicina al letto, vestita solo di poco per metà, a coprirsi i seni ma non il ventre, i capelli sciolti ondulati fino a toccare le spalle esili. Così vicini, indifesi, privi di qualsiasi protezione, ma pure così lontani e distaccati allo stesso tempo.
Vestiti. Disse lei con un’espressione che assomigliava molto ad un ordine, mentre metteva le proprie cose in valigia.
Perché? Trovò il coraggio di chiederle lui. Io non voglio andarmene. Io rimango qui. Il suo comportamento stava cominciando ad esser simile a quello di un bambino.
Sono sempre le ultime cose a rimanerti impresse, rispose lei senza guardarlo. Non voglio ricordarti in questo modo.
Ma quando lei si avvicinò alla porta, pronta per uscire e per lasciarlo definitivamente, lui era ancora alla finestra: il petto irsuto con i peli che cominciavano a tendere al grigio, le cosce massicce con i muscoli appena accennati, il pene moscio pendulo tra le gambe.
Chiuse gli occhi per un istante, per non mostrare niente, per tenersi tutto quanto solo per se stessa; o per cancellare quell’ultima immagine di lui, tristemente arreso. Addio, disse cercando di mantenere un'espressione decisa, con lo sguardo quadrato, i lineamenti rigidi.
Definisci addio. Disse lui sottovoce. Definisci addio. Disse di nuovo rivolto a lei.
Lei non rispose. Si limitò a guardarlo con compassione. Poi con passo veloce se ne andò lasciando la porta aperta.

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