Avendo letto prima il libro, ciò che salta subito all'occhio durante la visione del film è il cambio di registro con il quale la storia è stata trasportata sulla pellicola. Là dove i toni erano distaccati ed ironici nel film si è deciso di sottolinearli in modo molto più drammatico. Così facendo Augusten non è più un adolescente tranquillo e un po' apatico al quale tutto sembra scivolargli più o meno addosso, che passa il tempo a riportare con vena ironica e sarcastica tutto quello che gli accade intorno; ma diventa un piccolo adulto intrappolato dentro il corpo di un ragazzino, che guarda il mondo surreale che lo inghiotte in modo distaccato e critico.
Il bello del libro era che nonostante sapessi che tutta la storia era tratta dalle memorie dell'autore, a volte ti veniva da domandarti se alcune cose potessero essere accadute, per quanto irreali erano; il film invece sembra cercare di evitare questa sensazione nello spettatore facendo in modo di rendere reali anche le cose più assurde.
Il termine che mi viene in mente per definire tutto il lavoro è: appiattimento. Come se ogni cosa che nel libro era tridimensionale fosse stata riportata ad una visione bidimensionale (tutte seghe mentali post-cinematografiche-atomiche-psicologiche, lo so).
Restano la bella prova di Annette Bening, e la bellezza acerba ma allo stesso tempo già fiorita di una splendida Evan Rachel Wood.
Giudizio: Tv
- Cinema ==> Da vedere assolutamente, correre al cinema
- Dvd ==> Da vedere, ma si può aspettare il noleggio
- Tv ==> Niente di esaltante, se proprio si deve vedere aspettare il passaggio in tv
- Passeggiata ==> Perdibilissimo. Andate pure a fare una passeggiata.. anche sotto la pioggia
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