giovedì 10 giugno 2010

L'inutilità ossea

Oggi, non so come, sono sparito. In una nuvola di fumo ho fatto plof e nessuno mi ha più visto. Non avevo faccia, non avevo labbra, non avevo respiro, né un corpo. Ho visto allontanarsi tutti, o ero io che mi allontanavo da loro, o ero io che allontanavo loro, o ero io. Il vento ha iniziato a soffiare contro le insegne dei negozi. I miei capelli salutavano l'aria e mi facevano sentire inadatto. Anche io volevo salutare l'aria. Ma era l'aria che non salutava me. Facevo ciao ciao con la manina, e la manina cominciava ad andare in cancrena. Il sangue non ci arrivava più. Era oppresso da tutte le calunnie dette dietro alle spalle, e non riusciva a passare il polso.
No, non erano le stesse calunnie che mi frenano, che mi fanno esaurire. Quelle sono cattiverie solo per metà, quelle che combattono contro di me. Hanno un'armatura che ho costruito io, e che io ho convinto loro ad indossare. Vanno in guerra, orde e orde di pensieri e seghe mentali, contro un ingenuo civile. Sogno i mulini a vento, e vedo arrivare l'insicurezza. Forse è per questo che la memoria se ne scappa via, non urlando conclamata ma silenziosa per non farsi notare. Così non ricordo più la parola che ti piaceva, quell'unione di lettere che danzando sulle mie labbra hanno baciato le tue orecchie.
Fatti rosa, più di quanto io non riesca a farmi porpora. Sarà lo schiudersi di molti petali allo stesso momento a svegliare i nostri sentimenti in letargo. Abbiamo raccolto provviste per sopravvivere all'inverno, al freddo duro e solitario; ma come reagiremo quando le situazioni ci verranno contro barbare, e senza logica nè preavviso, sbattendoci verso i muri in un assolato giorno di estate?
Le ossa si spezzeranno. Lo so.
Lascia che i muri crollino. Lo spazio aperto. Le vallate verdi da 32 pollici. Il cielo terso. Le nuvole di zucchero. L'erba. E la temperatura mite. E gli insetti inoffensivi. E le fantasie più spropositate.
Per tutto questo non abbiamo bisogno di alcun scheletro che ci sostenga.

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