martedì 8 giugno 2010

Quando non arrivammo da Ikea

Prima di arredare casa abbiamo provato a distruggere la macchina, buttando giù in qualche modo i sedili posteriori dove raramente ci siamo sdraiati per dormire abbracciati. Abbiamo abbassato i poggiatesta alzati dai tuoi due amanti.
Sotto casa tua ho inquinato il mondo, con il motore acceso, la radio a volume alto, e il riscaldamento con la ventola a due. Poi siamo andati ad incrementare il traffico, lungo l'autostrada del mare percorsa al contrario, facendo discorsi semiseri sugli scienziati e i dottorati su scrittori scomparsi; sui libri introvabili e sulle persone antipatiche che alla fine li trovano. Tu seria, ed io a parlare e ad incalzare il tuo sbuffare. Fino a quando non ci siamo innamorati di un letto, ed io ci volevo fare l'amore, leggerci un buon libro, scriverci storie incredbibili su navi spaziali e pirati coraggiosi, portarci la colazione con i fiori, dormirci, sognarci, farci i nostri discorsi semiseri sulla scienza e la disposizione dei pianeti.
Ed invece ora mangiamo piccante su un cielo blu che non ha nuvole. Guardiamo la tv fino a perdere la vista, e mentre l'amore perde significato in immagini a bassa definizione mi addormento con lo stomaco pieno. E mi sveglio la notte, e bevo, e vado in bagno, e mi riaddormento, e mi sveglio, e bevo, e accendo la luce, leggo, e aspetto che il sole filtri dalla finestra.
Tu mi hai preso per mano, e mi hai portato via.

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